Anni fa, nel 2008, aveva donato un milione di sterline ai Labour. Ora farà fatica a votare lo stesso partito che si avvia a vincere in carrozza le elezioni di luglio nel Regno Unito. J.K. Rowling, la creatrice di Harry Potter, ritiene che il partito guidato da sir Keir Starmer metta le esigenze dei transgender davanti a quelle delle donne, rischiando di mettere a repentaglio secoli di battaglie femministe. «Finché il Labour rimarrà sprezzante e spesso offensivo nei confronti delle donne che lottano per mantenere i diritti che le loro antenate pensavano fossero stati conquistati per sempre, farò fatica a sostenerlo», ha scritto Rowling sul Times.
Rowling accusa Starmer di una certa ambiguità sul tema, di non aver difeso a sufficienza l'ex deputata Labour Rosie Duffield, attaccata in modo virulento dalla comunità trans per aver detto che «solo che le donne hanno la cervice». Parole che in qualche modo riprendono le posizioni dell'ex primo ministro e leader Labour Tony Blair: «Biologicamente, una donna ha una vagina e un uomo ha un pene». Solo che mentre le frasi di Blair sono state ritenute accettabili, quelle di Duffield sono state definite «tossiche». «Per le donne di sinistra come noi - ha detto Rowling - non si tratta, e non si è mai trattato, del fatto che le persone trans godano dei diritti di tutti gli altri cittadini e siano libere di presentarsi e identificarsi come vogliono. Si tratta del diritto delle donne e delle ragazze di affermare i propri confini. Si tratta della libertà di parola e della verità osservabile». Rappresentanti del Labour hanno ricordato le tante leggi «molto importanti che hanno migliorato i diritti delle donne» varate dal partito quando ha governato e precisato che «sesso e genere sono diversi, come chiarisce l'Equality Act del Labour. Per questo abbiamo sempre detto che non introdurremo il self ID e che proteggeremo gli spazi monosessuali per le donne biologiche». Tra le tante battaglie condotte da Rowling e da chi sposa la corrente Gender Critical del femminismo britannico c'è infatti la preoccupazione che consentire l'accesso agli spazi monosessuali, come i bagni pubblici, i reparti ospedalieri e i centri antistupro, anche a chi non è donna biologicamente li renderebbe meno accoglienti e più pericolosi per le donne.
Non è la prima volta che la scrittrice si pone contro la cultura del self-ID, dell'autoidentificazione del genere. Nel 2019 Rowling aveva sostenuto apertamente Maya Forstater, una ricercatrice britannica licenziata per aver definito «il sesso biologico un dato oggettivo» . Ancora più forti gli attacchi ricevuti da Rowling nel 2020 anche dai suoi stessi fan quando in alcuni tweet si scagliò ironicamente contro una campagna pubblicitaria che includeva tra le persone che usano gli assorbenti anche trans e non-binary dotate di utero. «Persone che hanno il ciclo. Sono sicura ci fosse una parola per descrivere queste persone. Qualcuno mi aiuti», scrisse Rowling fingendo di non ricordare la parola «donna».
La polemica è culturale è virulenta, oltre che
delicatissima. Ci sono in ballo sensibilità e diritti. Ci sono in ballo le persone. Difficile che in poche settimane si trovi una mediazione. Altrimenti nemmeno un incantesimo del «maghetto» potrà spingere Rowling a votare Starmer
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