La Rowling minacciata: "La prossima sarai tu"

L'autrice di "Harry Potter" twitta per Salman e viene intimidita da un attivista pakistano

La Rowling minacciata: "La prossima sarai tu"

Apparentemente non esiste alcuna connessione. Quale può essere il collegamento tra due libri come i «Versi satanici» e «Harry Potter»? Nessuno, in teoria. Se non fosse che il filo rosso della tensione, dell'intolleranza e della violenza ha finito per unire autori che sembrerebbero non avere nulla a che spartire, Salman Rushdie e JK Rowling. L'autore del bestseller vietato in Iran è ricoverato in ospedale dopo l'agguato e l'accoltellamento a opera di un fanatico religioso e le sue condizioni sono in miglioramento; la mamma del maghetto più celebre al mondo, è stata minacciata di morte sul Web per aver espresso solidarietà e vicinanza al collega. Ennesimo rigurgito insostenibile figlio dell'abuso dei social network e della quasi totale assenza di controlli. «Non preoccuparti, sei la prossima», la minaccia rivolta alla scrittrice su Twitter.

La sua «colpa», aver condiviso un tweet in cui esprimeva orrore per l'attentato a Rushdie. «Notizie orribili. Mi sento molto male in questo momento. Auspico che stia bene», aveva postato. Tra l'altro nulla di particolarmente forte o tanto meno violento. Ma tant'è, un utente del social, tale Meer Asif Aziz (ammesso e non concesso che si tratti di nome e identità reale), che si definisce uno studente pachistano nato a Karachi nel 1999 e attivista politico, ha risposto con «Non preoccuparti, sei la prossima», solo dopo aver definito Matar, l'attentatore di Rushdie, «combattente sciita rivoluzionario». La Rowling ha condiviso lo screenshot del commento e ha chiesto a Twitter di intervenire. «Qualche possibilità di aiuto?». A nulla è servito lo status della scrittrice: come spesso accade la sicurezza del social ha palesato le sue falle e prima ancora di un intervento, l'utente incriminato ha cancellato l'account e di conseguenza il tweet. La polizia britannica è stata più lesta è aperto un fascicolo per cercare di identificare l'autore delle minacce. Chissà come e quanto attaccheranno il filosofo francese Bernard-Henri Lévy che ieri ha chiesto che il prossimo Premio Nobel per la Letteratura venga assegnato proprio a Salman Rushdie. «Non riesco a immaginare nessun altro scrittore che oggi lo meriti più di lui», ha detto, definendo l'attacco allo scrittore un attacco a «tutti i libri e tutte le parole del mondo, richiede una risposta eclatante».

Intanto, dopo le reazioni di giubilo arrivate dall'Iran nei momenti successivi al ferimento di Rushdie, sia via Internet che dai media, gli stessi organi d'informazione continuano ad alternare festeggiamenti, elogi all'aggressore e ipotesi strampalate ma non casuali. Tanto che ieri alcuni media iraniani hanno inventato la tesi secondo cui dietro l'accoltellamento dello scrittore ci sia un complotto americano. Il quotidiano ultraconservatore Javan ha suggerito che l'attacco potrebbe essere stato un complotto ordito dagli americani. «Uno scenario è che gli Stati Uniti vogliano probabilmente diffondere l'islamofobia nel mondo», scrive il quotidiano.

Il quotidiano Kayhan, che il giorno dopo il fatto aveva definito Matar «coraggioso e consapevole del dovere», è andato anche oltre, ipotizzando altri attacchi nel prossimo futuro, parlando di «debolezza dell'intelligence statunitense» e minacciando anche l'ex presidente Donald Trump e l'ex segretario di stato Mike Pompeo, riferendosi alla promessa di vendetta del presidente iraniano Ebrahim Raisi contro Trump per l'uccisione del comandante Qasem Soleiman in un attacco di droni statunitensi a Baghdad nel 2020.

Silenzio ufficiale dalle autorità iraniane ma il clima è quello di una tensione crescente tra minacce, accuse e una tanto temuta quanto possibile escalation del terrore.

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