La Russa propone un patto e la sinistra chiede le sue dimissioni

Il presidente del Senato invita a ragionare sul confine tra i poteri. L'opposizione grida al fascismo

La Russa propone un patto e la sinistra chiede le sue dimissioni
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Amarezza, delusione, perplessità sulla possibilità di costruire un confronto serio, senza strumentalizzazioni o fake news. Nel giorno in cui Ignazio La Russa (foto) su Repubblica invita tutti a una riflessione comune su come fare maggiore chiarezza sui confini tra poteri dello Stato, da sinistra si risponde gettando la palla in tribuna, ovvero nel consueto ed evidentemente facile esercizio dell'evocazione del fascismo di ritorno. «Parla di zona grigia, vuole la zona nera». «Fascista mai pentito. Ha sbagliato Ventennio». «Vogliono stravolgere l'assetto costituzionale». Sono queste alcune delle frasi che vengono rivolte al presidente del Senato dal campo del centrosinistra.

Eppure nell'intervista La Russa afferma che «è necessario chiarire una zona grigia altrimenti non si capisce quale sia il confine tra le funzioni della giustizia e quella della politica. Insieme - in modo concorde - maggioranza, opposizione e magistrati, dobbiamo perimetrare questi ambiti. La lite non funziona». Senza contare che, rispondendo alla domanda del giornalista se «la magistratura agisca mossa da finalità politiche» il presidente del Senato risponde stemperando toni e asperità: «Può darsi che ci siano singoli casi, ma non sono la regola». C'è un altro aspetto che ha colpito il presidente del Senato: il fatto che gli sia stata attribuita una sortita verbale sulla separazione delle carriere, proposta su cui in realtà non ha espresso alcun giudizio.

Parlando a margine dell'assemblea generale di Assolombarda, La Russa risponde alla segretaria del Pd, Elly Schlein. «Nell'intervista non abbiamo minimamente affrontato il tema. Non ho mai detto né pensato che occorra sottoporre i pm all'esecutivo. Al contrario ho detto chiaramente che maggioranza, opposizione e magistratura concordemente devono risolvere la questione dei confini tra le funzioni della politica e quelli della magistratura, ho detto occorre perimetrare questi ambiti. Mi sembra chiaro che suggerisco di definire concordemente i limiti della interpretazione estensiva delle norme che oggi è indefinita e che è quella che provoca i contrasti».

C'è un passaggio storico che nella ricostruzione della seconda carica dello Stato segna una cesura e che La Russa sottolinea nell'intervista. «A chi spetta definire esattamente i ruoli della politica e della giustizia? Alla Carta costituzionale. In passato tutto sembrava funzionare. Dopo Tangentopoli non è più stato così.

Ci sono magistrati che vanno oltre, dando la sensazione di agire con motivazioni politiche. E ci sono politici che hanno il dente avvelenato con i giudici. Se la Costituzione non appare sufficientemente chiara, si può chiarire meglio». Sempre che sia davvero interesse di tutte le parti politiche farlo.

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