Il silenzio, le candele a punteggiare l'atmosfera suggestiva al Colosseo, la testa china e la preghiera perché si fermino le armi in Ucraina. Dopo due anni di stop a causa del Covid, la Via Crucis torna con i fedeli, e nel suo luogo tradizionale come avviene oramai da 28 anni (tranne gli ultimi due), all'Anfiteatro Flavio. A oltre 2.300 chilometri di distanza, un'altra via Crucis, nei luoghi del massacro di Borodjanka, l'inviato di Francesco, il cardinale Konrad Krajewski, celebra le 14 stazioni che ricordano la passione, la flagellazione, la crocifissione e resurrezione di Gesù. Le stazioni della Via Crucis vengono sostituite con soste davanti alle vittime civili che sono state trovate dopo il ritiro dell'armata russa. Krajewski accarezza le salme, prega anche a Bucha e Irpin, accompagnato dal Nunzio apostolico, mons. Visvaldas Kulbokas, unico «ambasciatore» a non aver mai lasciato la «sua» Kiev, il suo popolo. Papa Bergoglio presiede la Via Crucis sui fori romani, in mondovisione. Anche se i media cattolici ucraini boicottano l'evento. L'equiditanza papale non va giù. A fare da filo conduttore le meditazioni scritte dalle famiglie, che affrontano le fatiche e i dolori quotidiani, piccoli e grandi: i fallimenti matrimoniali, famiglie alle prese con i figli disabili, la piaga della violenza, il dramma dei migranti. E poi due donne, una russa e una ucraina, insieme, a portare fianco a fianco la croce nella tredicesima stazione. Il Papa ha confermato la sua idea, nonostante le polemiche sollevate dall'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede e dall'arcivescovo di Kiev che avevano bollato la decisione di Bergoglio come «inopportuna e ambigua». C'è anche chi tra gli ucraini ha chiesto di sostituire la donna russa con una polacca dal momento che la Polonia sta dando prova di grande generosità nell'accoglienza degli sfollati ucraini. Il Vaticano non replica e conferma la scelta del Pontefice.
Albina, una studentessa russa del corso di laurea in Infermieristica dell'Università Campus Bio-Medico, sorregge la croce insieme a Irina, un'infermiera ucraina che lavora nel centro di cure palliative «Insieme alla cura», della Fondazione Policlinico Universitario dello stesso ateneo. È l'immagine simbolo di questa Via Crucis nel segno della guerra. Con un grido di pace.
Nel pomeriggio, Francesco aveva presieduto la celebrazione del Venerdì Santo. «Dio onnipotente ed eterno, nelle tue mani sono le speranza degli uomini e i diritti di ogni popolo: assisti con la tua sapienza coloro che ci governano perché con il tuo aiuto promuovano su tutta la terra una pace duratura, la prosperità dei popoli e la libertà religiosa», sottolinea. Poco prima, in una intervista a Lorena Bianchetti, conduttrice del programma di Rai1 A sua Immagine, trasmessa ieri pomeriggio, era tornato a parlare di guerra. «Dappertutto c'è guerra. Perché il mondo ha scelto, è duro dirlo, ma ha scelto lo schema di Caino. E la guerra è mettere in atto il cainismo, cioè uccidere il fratello». «Io li capisco i governanti che comprano le armi, li capisco ma non li giustifico. Se fosse uno schema di pace, questo non sarebbe necessario», ha aggiunto Bergoglio. «La guerra cresce con la vita dei nostri figli, dei nostri giovani.
Per questo dico che la guerra è una mostruosità!», ha sottolineato ancora Francesco che ha invitato a «fare silenzio» davanti al dolore. «È vero che piangere è un dono di Dio, è un dono che noi dobbiamo chiedere: la grazia del pianto, davanti alle nostre debolezze, davanti alle debolezze e alle tragedie del mondo. Ma non ci sono le parole».
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