Ora i servizi convocano Renzi: cala la mannaia del Russiagate

Il senatore di Italia Viva era Presidente del Consiglio all'epoca del presunto complotto anti Trump del 2016. Il Procuratore speciale John Durham sta indagando sulle origini del Russiagate

Ora i servizi convocano Renzi: cala la mannaia del Russiagate

Matteo Renzi è atteso davanti al Copasir. Come rende noto il comitato in una nota, il Copasir audirà Renzi "al fine di arricchirsi di ulteriori ed eventuali notizie relative alla vicenda riguardante la visita nel 2019 del Procuratore Generale Barr". Oltre al senatore e leader di Italia Viva, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica vuole sentire il portavoce del premier Giuseppe Conte, Rocco Casalino, chiamato in "relazione al presunto hackeraggio del sito della Presidenza del Consiglio" e in qualità di capo ufficio stampa di Palazzo Chigi. E, "nella più complessiva valutazione della gestione della sicurezza informativa operativa della Presidenza del Consiglio, il Copasir intende audire il Segretario Generale della Presidenza del Consiglio Dott. Chieppa", si legge in una nota. Ma non solo. Giuseppe Conte e Luigi Di Maio saranno ascoltati invece in relazione al dossier "pescatori-Libia", ovvero lo sblocco del sequestro dei marittimi siciliani sequestrati. "Sia per le attività svolte sia per le modalità operative e di sicurezza adottate, il Copasir intende audire il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il direttore dell’Aise e il capo Ufficio Stampa di Palazzo Chigi e portavoce del Presidente del Consiglio, Rocco Casalino".

Il Copasir indaga sulle origini del Russiagate

Com'è noto, l'inchiesta del procuratore speciale John Durham sulle origini del Russiagate riguarda il periodo temporale nel quale Matteo Renzi era Presidente del Consiglio. Roma, secondo i repubblicani - fra i quali George Papadopoulos, ex adivsor di Donald Trump - sarebbe "l'epicentro della cospirazione". Come già illustrato da InsideOver, tutto comincia il 17 giugno 2019, con la lettera inoltrata al presidente del Consiglio dall’ambasciatore a Washington Armando Varricchio su richiesta dell’Attorney general William Barr nella quale si chiede di "verificare il ruolo svolto da personale Usa in servizio in Italia senza voler mettere in discussione l’operato delle autorità italiane e l’eccellente collaborazione".

Lettera a cui seguono due colloqui tra i vertici dei nostri servizi e William Barr e John Durham, autorizzati in prima persona dal premier Conte, quelli del 15 agosto e del 27 settembre 2019: al primo partecipò solo Vecchione, mentre al secondo presenziarono anche Luciano Carta e Marco Parente. Non c’è stato alcun passaggio attraverso la Farnesina, il canale è stato diretto e il premier ha autorizzato ai colloqui il capo del Dis Vecchione. Secondo Fox News, l’indagine del procuratore John Durham "si è estesa" sulla base di "nuove prove" raccolte proprio a Roma.

Quali sono le “prove decisive” raccolte a Roma che hanno permesso a Barr e Durham di passare da un’inchiesta preliminare a un’indagine penale a tutti gli effetti? Secondo quanto riportato dal Daily Beast, i due inviati americani erano particolarmente interessati da ciò che i servizi segreti italiani sapevano sul conto di Joseph Mifsud, il docente maltese al centro del Russiagate, colui che per primo – secondo l’inchiesta del procuratore Mueller – avrebbe rivelato a Papadopoulos l’esistenza delle mail compromettenti su Hillary Clinton.

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