Il primo messaggio del generale Figliuolo è rivolto alla popolazione. «È tempo di unità, non fatevi frastornare e continuate a vaccinarvi: siamo in grado di chiudere il piano entro settembre». Il secondo alle Regioni: «Stiamo dando supporto nelle riprenotazioni con riserve strategiche. Abbiamo bilanciato con 11 Regioni per mitigare i disagi». Il terzo messaggio è per tutti: «Da qui a fine settembre arriveranno 54,5 milioni di dosi, in grado di coprire l'80% della platea dei vaccinabili. Se dovessero arrivare dosi aggiuntive o anticipate, ben vengano».
Il commissario straordinario, a margine della cerimonia per l'anniversario della Polizia penitenziaria, parla con la stampa, rassicura un po' tutti. Ma un milione di italiani rimangono preoccupati e cercano di capire se è meglio fare il richiamo eterologo o con Astrazeneca, mentre i governatori sono in fibrillazione per le dosi da gestire in questo cambio di strategia vaccinale del governo fatto sull'onda emotiva dopo la morte della 18 enne di Sestri Levante: dopo la poco lungimirante tolleranza verso gli open day per i teen ager, si è finiti, in pochi giorni, a vietare l'uso di Astrazeneca a tutti gli over 60, seconde dosi comprese. Generando l'esigenza di una massiccia quantità di vaccino a mRna attualmente non disponibile nei magazzini regionali. Avere le dosi per i richiami, inoltre, significa farli in fretta, per difendere gli italiani dall'ennesima variante pericolosa, la cosiddetta Delta (o indiana), molto più contagiosa della Alfa, quella inglese, ormai preponderante in tutta Europa.
Ma possiamo fronteggiare questa ennesima minaccia con una doppia dose di vaccino. In uno studio pubblicato su Lancet emerge che Pfizer protegge il 79% dalla variante Delta (il 92% dall'Alfa) e AstraZeneca protegge il 60% (il 73% dall'Alfa). Dall'Inghilterra ci dicono invece che chi si vaccina, ha un rischio molto basso di finire in ospedale: Pfizer protegge al 94% dopo la prima dose e al 96% dopo la seconda. AstraZeneca, rispettivamente al 71% e al 92% . Un caso italiano è emblematico: 83 anni, piemontese, già vaccinato con due dosi. Viene «tamponato» per un contatto da positivo: scoprono che ha il covid con variante Delta. Ma è asintomatico, il vaccino l'ha protetto dalla malattia e da nefaste conseguenze vista l'età.
Da questo esempio emerge l'importanza di immunizzarsi, tutti, a cominciare dagli over 60 e con due dosi. Molti di questi però sono ancora restii. Per loro c'è solo Astrazeneca, il più bistrattato dei vaccini, ingiustamente. Colpa delle giravolte e dei contrordini che ne hanno minato la sua efficacia. E anche colpa di governatori che accendono la miccia della diffidenza. Come il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che aveva affermato di non voler più usare il vaccino di Oxford in questa campagna vaccinale di massa. Una dichiarazione poi ritrattata alla luce della circolare del ministero della Salute che ieri sgombra il campo dagli equivoci e autorizza, sulla base di evidenza scientifiche, il mix di vaccini (vaccinazione eterologa) negli under 60 che abbiano già effettuato la prima dose con Astrazeneca.
Tutti contenti? Affatto. La gente resta diffidente. Molti disdicono, ri-vogliono Astrazeneca anche per il richiamo: il rischio di un evento avverso è remoto, uno su 1.3 per milione dopo la seconda dose. Meglio rischiare seguendo indicazioni tradizionali o avventurarsi con un altro vaccino di cui si hanno ancora pochi studi ma che gli scienziati del Cts caldeggiano come se fosse una cosa normale? La confusione dilaga. Serve qualche precisazione.
Lombardia chiede al governo se si può concedere ai cittadini in diritto di scegliere tra le due opzioni. Emilia Romagna ha già deciso e lo permette senza aspettare indicazioni nazionali. Ognuno segue la sua strada, anche su J&J.
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