Da Sala a Zuppi, le sentinelle dei diritti

Il sindaco avverte: "Non si toccano i valori per i quali abbiamo combattuto"

Da Sala a Zuppi, le sentinelle dei diritti

I diritti. Sono la nuova frontiera dell'opposizione che si sta mobilitando per mettere i bastoni fra le ruote al nascente esecutivo a guida Meloni. Una parola infiammata che richiama le lotte delle donne, le conquiste - alcune in realtà discutibili - della società, i movimenti che hanno sempre ispirato la cultura progressista. La narrazione è che Giorgia Meloni potrebbe mettere a repentaglio questo patrimonio, accentuando le sue posizioni ultraconservatrici in contrasto con il politically correct. Certo, l'amicizia con l'Ungheria di Orban non aiuta e la coalizione che scalda i motori dovrà dire da che parte sta. Ma intanto, sull'altro versante cavalcano questi temi e si preparano alle barricate.

«I diritti faticosamente acquisiti non si toccano, - scrive su Instagram il sindaco di Milano Giuseppe Sala - prometto di essere un'attenta sentinella del rispetto dei valori per i quali ci siamo battuti. E di farmi sentire se dovessi percepire che ciò non stia avvenendo».

Vocaboli simili a quelli pronunciati dall'ex ministro del Pd Francesco Boccia in un'intervista a Rtl 102.5: «Il Pd farà un'opposizione seria e saremo vigili affinché sull'aggancio all'Europa e sui diritti non ci siano passi indietro».

Nei giorni scorsi, ad esempio, era circolata la voce che la coppia Meloni-Salvini volesse mandare in pensione la legge sull'aborto. Entrambi hanno dichiarato di non voler toccare l'impianto della norma e di voler lasciare alle donne l'ultima parola. Non è servito a placare le polemiche e anzi c'è chi ha già deciso di farsi sentire: le militanti dell'associazione Non una di meno scenderanno oggi in piazza in molte città italiane. «L'affermazione di Meloni e della destra razzista, antiabortista e transomofoba - affermano facendo rullare i tamburi di guerra - porta al governo chi in Italia ha attaccato i diritti delle donne».

Gli allarmi suonano un po' ovunque: «La vittoria del centrodestra mi preoccupa molto - dichiara in un'intervista al Fatto Quotidiano Goffredo Bettini, una delle personalità più influenti nel Pd - in Europa ci vorranno portare con i paesi illiberali, Polonia e Ungheria; sui diritti tenteranno di tornare indietro».

Insomma, ci si attrezza per la guerra, o almeno alla guerriglia. E nel coro delle voci critiche rischia di finire pure la Chiesa che in realtà non parteggia per questa o quella fazione, ma cerca di tenere deste le coscienze di un popolo spesso smarrito e disorientato. «La Chiesa - afferma il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei - continuerà ad indicare, con severità se occorre, il bene comune e non l'interesse personale, la difesa dei diritti inviolabili della persona e della comunità». Insomma, quelli del cardinal Zuppi non sono concetti divisivi ma semmai un invito alla responsabilità. «L'Italia - è la sua conclusione - ha bisogno dell'impegno di ciascuno».

Zuppi è una voce autorevole e si spera sarà ascoltato, per il resto si scavano le trincee.

E Alessandro Zan, autore di uno sfortunato testo sulla transfobia che ha spaccato il Palazzo, ironizza sulla mancata rielezione del senatore ultraconservatore della Lega Simone Pillon: «Una posizione così oscurantista che non corrisponde alla società contemporanea era troppo anche per la Lega».

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