Salario minimo in bilico. Il centrodestra gela i sogni della sinistra

Barricate della minoranza alla Camera. Conte: "Non accettiamo rinvii o meline"

Salario minimo in bilico. Il centrodestra gela i sogni della sinistra
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La sinistra non vuole dialogare sul salario minimo ma solo fare propaganda, magari alle spalle dei lavoratori. Qualche giorno fa, la premier Giorgia Meloni ha invitato Elly Schlein e compagni a un tavolo per discutere sul serio del tema. Qualcosa da organizzare «con prudenza», ha aggiunto la leader di Fdi. Le reazioni dell'opposizione sono state entusiastiche. Ma è ripartito il teatrino con lo sbarramento in commissione Lavoro: no al rinvio della discussione a settembre (e quindi niente tavolo con l'esecutivo) e no all'emendamento soppressivo presentato dalla maggioranza. Pd, 5S e AVS vogliono il salario minimo subito e lo vogliono come lo dicono loro. Peccato che la loro proposta unitaria (quella che anche Carlo Calenda e Azione voterebbero ma Renzi e Iv no) non abbia le coperture finanziarie e dunque violi le leggi di bilancio. «Se c'è proposta concreta di confronto, qualche emendamento costruttivo lo accettiamo - fa presente il leader grillino Giuseppe Conte -, altrimenti non accettiamo rinvii o meline». L'ex premier giallorosso alza i toni in un convegno serale: «Lo devono dire a quattro milioni di lavoratori che sono alle prese con buste paga da fame. Lavorano, non è assistenzialismo». Insomma Conte vuole sapere se la maggioranza approverà o no il salario minimo. E questo nonostante le falle già indicate. Identica strategia da parte del Pd: «Evidentemente se la maggioranza vuole aprire deve ritirare l'emendamento soppressivo e dire iniziamo a ragionare, parliamone. Noi ci siamo», afferma la dem Chiara Gribaudo. Ma il clima è differente da quello che a sinistra vanno raccontando.

Il centrodestra è più che disposta a parlare di contrattazione collettiva, di taglio di cuneo fiscale, di soluzioni che possano comunque intervenire sui salari e aumentare gli stipendi. Ma la minoranza vuole sentir parlare soltanto della sua proposta di salario minimo garantito. E per questo l'emendamento soppressivo è rimasto incardinato. Un'altra ipotesi è andare in Aula, senza votare quell'emendamento, con la sospensiva per favorire il rinvio. Nel frattempo, le associazioni di categoria come l'Anpit bocciano il salario minimo: «L'obiettivo di aumentare il reddito disponibile può essere raggiunto efficacemente attraverso una riduzione della pressione fiscale su imprese e famiglie capace di generare un aumento dei consumi e degli investimenti, attivando così una spirale virtuosa verso lo sviluppo», osserva il presidente Federico Iadicicco. La stessa visione del governo. Uno strumento possibile è il decreto legislativo associato al dl Lavoro del ministro Marina Elvira Calderone. Ma anche quel contenitore non viene tenuto in considerazione da Schlein e compagni. Da registrare anche la posizione di Confindustria, con il presidente Carlo Bonomi, che si è anche chiesto se qualche sindacato faccia dumping contrattuale. «Il salario minimo non è un tema di Confindustria, i nostri contratti sono tutti sopra. Si vuole fare? Si faccia una operazione di trasparenza e verità. Diciamo chi sono quelli che pagano poco, perché poi non vorrei che scopriamo che in Italia ci sono 44 contratti collettivi nazionali di lavoro dei metalmeccanici, 44 modalità di calcolare il valore dell'ora prestata dal metalmeccanico», dichiara il leader degli industriali.

Non è ancora escludibile che il salario minimo scompaia del tutto dall'agenda della politica ma è ormai chiaro come il centrodestra voglia produrre degli effetti positivi sugli stipendi dei lavoratori, mettendo a terra altri strumenti normativi e un'altra visione d'insieme.

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