Il salasso per i proprietari: fino a 60mila euro a testa

L'adeguamento energetico interessa 5 milioni di edifici nel nostro Paese. Si stima una spesa complessiva di 275 miliardi. Stop caldaie a gas

Il salasso per i proprietari: fino a 60mila euro a testa
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La direttiva casa green è legge. Con il voto di ieri all'Ecofin, il Consiglio Economia e finanza, la dibattuta e contestata direttiva europea è stata definitivamente approvata con il voto contrario di Italia e Ungheria. Nonostante ci siano stati vari cambiamenti rispetto alla versione iniziale (nella primissima proposta si diceva che chi non realizzava l'efficientamento energetico non poteva né vendere né affittare casa propria a testimonianza dell'impostazione ideologica di fondo), rimangono numerose criticità che hanno portato alla contrarietà del governo italiano.

Se sui tempi di applicazione della direttiva e sugli obiettivi da raggiungere il percorso parlamentare europeo dei mesi scorsi ha permesso di ottenere alcune migliorie al testo, resta il nodo principale finanziario, in parole povere chi paga? I singoli stati membri? I cittadini?

Secondo le stime della Commissione europea saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per l'efficientamento del patrimonio immobiliare, 152 miliardi di euro all'anno in più rispetto alle risorse attuali.

L'Italia ha già l'esempio del super bonus che ha avuto un costo di circa 135 miliardi di euro con un impatto drammatico sui conti pubblici e difficilmente sarà possibile destinare nei prossimi anni cifre analoghe per coprire i costi degli interventi necessari per rispettare la direttiva sulla casa. Il rischio è quindi che gran parte dei costi ricadranno sulle spalle dei cittadini mettendo in difficoltà i ceti più deboli che non possono permettersi l'efficientamento. Almeno il 55% della riduzione energetica sarà infatti ottenuta attraverso la ristrutturazione degli edifici più deteriorati che rappresentano il 43% degli edifici. Sebbene nel testo si dica che gli Stati membri dovranno realizzare misure di assistenza tecnica e di sostegno finanziario con particolare attenzione alle famiglie vulnerabili, non sono esplicitate le misure che verranno adottare in tal senso nemmeno a livello comunitario.

Per capire l'impatto che avrà la direttiva basti dire che, secondo le stime della Fillea Cgil, in Italia saranno interessati circa 5 milioni di edifici privati e il costo degli interventi di riqualificazione energetica degli edifici secondo il Codacons sarà in media tra i 35mila e i 60mila euro ad abitazione. Per la sola sostituzione della caldaia con un modello di nuova generazione si può arrivare a 16mila euro di spesa. Nel concreto, il passaggio da una classe energetica G a una D in un appartamento di circa 100 metri quadri in un condominio degli anni ottanta potrà superare i 60mila euro. Un costo già ingente che può aumentare notevolmente se si sostituiscono gli infissi o si svolgono lavori più strutturali per passare a una classe energetica ancor più bassa.

Proprio lo scatto di classe energetica è uno dei punti chiave della direttiva pensata per ridurre le emissioni di gas serra di cui gli edifici contribuiscono per circa un terzo in Europa.

Secondo le nuove regole europee nel 2030 tutti gli edifici non residenziali saranno al di sopra del 16% degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche ed entro il 2033 al di sopra del 26% degli edifici con le peggiori prestazioni. Entro il 2030 inoltre tutti i nuovi edifici dovranno essere costruiti a emissioni zero mentre l'interno patrimonio edilizio dell'Ue dovrebbe esserlo entro il 2050. Nella versione finale della direttiva gli stati membri devono garantire che il consumo medio degli edifici residenziali verrà ridotto del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035. Altra novità introdotta è l'obiettivo di eliminare gradualmente le caldaie a combustibili fossili entro il 2040 anche se da gennaio 2025 termineranno i bonus fiscali proprio legati al cambio delle caldaie.

Ora gli stati membri hanno due anni per recepire le disposizioni europee nella loro legislazione nazionale e la Commissione riesaminerà la direttiva entro il 2028.

Si apre perciò la partita più complessa per i singoli governi nazionali che rimanda all'annosa questione inerente le politiche green: coniugare la transizione ecologica con i costi socio-economici per non trasformare la direttiva Ue sulla casa in un nuovo salasso per i cittadini.

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