Con l'avvicinarsi delle festività, la stanchezza per le vecchie restrizioni e le rinunce che verranno ancora imposte, si potrebbe avvertire l'esigenza di contravvenire alle regole di un governo che fin qui ha soltanto proibito invece di organizzare al meglio ospedali, mezzi pubblici e assistenza domiciliare. Quando si perde fiducia in un ambiente che si dimostra incapace di garantire provvedimenti mirati al contenimento del danno si prova paura e depressione.
Si vive con un'ansia costante per se stessi e i propri cari, non soltanto per la presenza di un virus potenzialmente mortale ma anche e soprattutto perché non è garantita la miglior cura allo stato dell'arte. Il posto in terapia intensiva è diventato uno spauracchio, insieme speranza e terrore, quando in un paese occidentale, dotato di Servizio Sanitario Nazionale non dovrebbe mancare, a costo di rinunciare a monopattini e banchi a rotelle, cui è stata data importanza se non priorità. Un caos organizzativo associato alla pretesa di essere ascoltati e obbediti come se gli individui fossero soldati mandati a combattere una guerra senza armi, mentre i generali invece di preparare strategie pensassero a come spartire potere e bottino. Un genitore che predica bene e razzola male porta il figlio alla ribellione. Ma nonostante un governo che umilia i suoi cittadini non dovremmo perdere di vista le nostre capacità umane di discernere il bene dal male. Non una sola persona deve essere sacrificata a questa inettitudine politica. Se il governo non tutela il proprio vicino di casa anziano e malato e si è consapevoli che potrebbe non ricevere la cura adeguata, morire con un anno di anticipo rispetto a quello che la natura aveva stabilito per lui, si è moralmente obbligati a fare quanto è nelle personali possibilità affinché non si contagi e non trovi la morte in assenza di civiltà, in un ospedale intasato e senza supporto emotivo parentale.
Il Talmud, un libro sacro ebraico, recita: «Chi salva un solo uomo salva il mondo intero»; sottolineando l'importanza dei gesti individuali pone l'accento sul libero arbitrio.
Non è per Conte e i suoi dpcm che dobbiamo dolorosamente rinunciare alla nostra libertà ma proprio perché liberi di compiere un atto morale decliniamo un invito pericoloso, ci asteniamo dalle cene tradizionali allargandole agli amici, e dalle gite cui eravamo abituati, nella consapevolezza che questo potrebbe salvare la vita a un nostro simile. Se si tratterà di un anziano o di un malato cronico il nostro atto sarà massimamente etico.
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