Salvini "assolto" su Putin. Ma finisce imputato Conte

Bocciata la sfiducia al ministro sui rapporti con la Russia: 211 no contro 129 sì. Graffi al grillino: "Con che decenza chiede le dimissioni se fece le stesse cose?"

Salvini "assolto" su Putin. Ma finisce imputato Conte
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Fuori uno: la mozione di sfiducia contro Matteo Salvini viene respinta dall'aula di Montecitorio: 129 sì contro 211 no. Mentre slitta a oggi il voto su quella contro la ministra del Turismo Daniela Santanchè.

Al governo sarebbe piaciuto liquidare entrambe le partite in una sola giornata, e levarsi il pensiero una volta per tutte, ma l'affollamento del calendario e il rischio di defezioni e caduti sul campo se si fosse andati alla conta nottetempo hanno sconsigliato il tour de force. Salvini, chiamato in causa per i protocolli di accordo tra il suo partito e quello di Putin dalla mozione di sfiducia promossa da Azione e appoggiata da tutte le opposizioni, ha fatto capolino a Montecitorio nel primo pomeriggio, per partecipare al Question time, poi si è defilato. «Vado a fare il mio lavoro di ministro, ho una riunione sulle concessioni autostradali», ha spiegato ai cronisti che lo inseguivano in Transatlantico. Daniela Santanchè, le cui dimissioni vengono invece chieste per le inchieste giudiziarie sulle sue società, non si è vista.

La fine era nota: le due mozioni sono destinate alla bocciatura, i deputati di centrodestra sono stati precettati in massa per respingerle (a Montecitorio ricompare persino Marta Fascina) e Lega e Fdi si sono placcati a vicenda per garantire lo stesso margine di voti negativi. La risoluzione del caso Salvini, peraltro, è stata preceduta dalla pubblica auto-scomunica dell'accordo di cooperazione politica col partito putiniano firmato nel 2017 dalla Lega. E nel tardo pomeriggio, quando finalmente si arriva alle dichiarazioni di voto finali sulla sfiducia al vicepremier per filo-putinismo, a sorpresa sul banco degli imputati finisce anche uno dei più tonitruanti inquisitori. Ossia Giuseppe Conte: il capo grillino oggi chiede a gran voce le dimissioni del vicepremier, ma sono molti - non solo dalla maggioranza - gli chiedono conto dei suoi rapporti col sanguinario dittatore russo, in una sorta di chiamata in correità: «Con quale decenza i 5S hanno firmato la mozione di sfiducia se non c'è stata nessuna differenza tra loro e la Lega nelle relazioni col putinismo? Come fanno a accusare Salvini delle stesse cose che hanno fatto loro?», chiede Davide Faraone di Italia viva.

Chiama in causa Conte anche il centrista Maurizio Lupi, ricordando che fu lui il premier che voleva annullare le sanzioni contro il regime russo, e al quale Putin «esprimeva la propria personale gratitudine». Senza contare, ricorda Matteo Renzi, di quando Conte «faceva entrare soldati russi in Italia senza alcuna ragione». La dem Lia Quartapelle è durissima con Salvini, sottolinea che «la premier Meloni è stata la prima a porsi il problema del rapporto tra Salvini e la Russia: non è sfuggito a nessuno che non ci sono uomini della Lega in ministeri chiave come Esteri e Difesa». Ma punta il dito anche sull'alleato 5S, che «non può dirsi esente: obiettivo cardine del governo Conte1 era il sovvertimento della linea Ue verso Mosca». Il forzista Paolo Barelli ricorda che «non tutte le opposizioni possono rivendicare il sostegno all'Ucraina contro la Russia». E persino il leghista Molinari, incaricato dell'autodifesa della Lega, ricorda che il suo partito «ha sempre votato il sostegno all'Ucraina, su cui invece le opposizioni, Pd incluso, si sono spaccate».

Il convitato di pietra Conte, comprensibilmente, preferisce sorvolare su Putin e Salvini e dedicarsi a Santanchè, contro cui ha presentato la mozione di sfiducia al voto oggi, perché «disonora le istituzioni» e ha «mentito al Parlamento». Mentre per Fratelli d'Italia Assunta Montaruli ricorda: «Il governo Meloni, anche con il voto della Lega, è stato il più intransigente contro la Russia di Putin».

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