Salvini: "Non patteggio. Non ho paura del carcere"

Il ministro in tv rilancia: "Processo politico assurdo, sarò assolto". Una "internazionale sovranista" per Pontida e i contatti con Musk

Salvini: "Non patteggio. Non ho paura del carcere"
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«Non ho paura». Matteo Salvini cavalca il caso «Open arms». «Vede» la richiesta di condanna dei pm e rilancia. A dispetto di un retroscena che lo voleva stanco («quando lo sarò, farò altro nella vita») il leader della Lega tiene il punto, sfida magistrati e sinistra, e partendo dall'eco mediatico della vicenda prova a trasformare il processo a suo carico a Palermo nella più grande delle battaglie politiche, riallacciando i fili di una internazionale sovranista, già dalla prossima Pontida.

Ieri sera in tv, ospite di «Quarta repubblica» di Nicola Porro, il vicepremier ha mostrato grande sicurezza: «Non patteggio, sono convinto di aver ragione». «Vado fino in Cassazione. Conto di essere assolto» ha annunciato, dicendosi pronto ad andare anche in carcere. Nel merito, è parso più motivato che mai. Ha contestato con veemenza la requisitoria dei pm siciliani («un comizio») ha bollato il procedimento a suo carico come «un processo politico», «un processo all'Italia», e ovviamente ha confutato l'accusa che gli viene rivolta, il famoso «sequestro di persona». Sarebbe l'unico sequestro al mondo - ha ironizzato amaramente - in cui il presunto «sequestratore» ha detto ai «sequestrati»: «Andate dove volete, andate nel vostro Paese». E invece no: «No Tunisia, no Spagna, no Malta».

La pesante richiesta dei procuratori siciliani non è arrivata certo come un fulmine a ciel sereno. Salvini era preparato. La vicenda non è piacevole: «Io continuo a fare il mio lavoro, non mi fermo ma sono un po' inc...to» ha detto a Porro. Ma il caso «Open arms» gli consente anche di mettere in pista una reazione politica forte: ha pubblicato il suo video, ha diffuso un estratto aggiornato del suo libro e mobilitato il partito convocando il Consiglio federale. L'organismo massimo del Carroccio ieri è durato poco più di un'ora. «Ringrazio il governo e i partiti di maggioranza per la grande e affettuosa solidarietà - ha detto all'inizio della riunione - Si tratta di un processo politico e di un tentativo della sinistra di attaccare il governo ed il diritto alla difesa dei confini nazionali». «Tutta Europa, compresa quella con i governi socialisti, sta presidiando i confini e aumentando controlli ed espulsioni» ha sottolineato. Al suo fianco, l'avvocato e senatrice Giulia Bongiorno. Nel corso dell'incontro è venuta fuori l'idea di una raccolta di firme a sostegno del segretario. Nessuna chiamata alle armi, ha garantito Bongiorno. «Non ci sono armi, ma una mobilitazione di cui si stanno valutando le modalità». La tradizionale manifestazione di Pontida, il 6 ottobre, sarà «una mobilitazione per il diritto alla sicurezza dei cittadini italiani, per la libertà di pensiero e di parola, per il rispetto della sovranità popolare e nazionale». La Lega fa sapere che «l'enormità di quanto sta accadendo a Palermo» sarà un motivo di ulteriore confronto di Salvini anche con Elon Musk, oltre che con i repubblicani americani. Il patron di Tesla, infatti, è stato fra i primi, assieme a Marine Le Pen, a esprimere solidarietà a Salvini. Ieri il gruppo europeo dei leghisti, i «Patrioti», ha chiesto di discutere la questione nel plenum dell'Europarlamento. La richiesta, come messo in conto, è stata bocciata ma è un passo di una strategia chiarissima, che si inerisce alle perfezione in questa fase politica globale segnata dalla sfida elettorale per la Casa Bianca, dominata dal tema immigrazione, e da una crescita dalla destra da Parigi, alla Germania all'Austria. Anche il premier ungherese Orbàn si è subito schierato con Salvini: «È un eroe», ha scritto.

Si riaffaccia una internazionale sovranista e l'ultima tessera di questa strategia salviniana è l'imminente viaggio a Budapest: «Grazie a Viktor Orbàn. Non saranno processi e minacce a fermare il vento di cambiamento e libertà che soffia in tutta Europa».

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