Salvini al mondo ebraico. "L'antisemitismo è nel Pd"

Il leader leghista intervistato da "Israel Hayom". "Ridicole le paure sulla vittoria del centrodestra"

Salvini al mondo ebraico. "L'antisemitismo è nel Pd"

Non c'è alcun allarme-fascismo, la probabile vittoria del centrodestra non comporta rischi e se c'è un pericolo di antisemitismo, questo sta a sinistra.

Matteo Salvini veste i panni del garante. Parlando con «Israel Hayom», giornale ebraico di area «Likud», definisce «ridicola» la paura di una vittoria del centrodestra in Italia, e contrattacca denunciando l'antisemitismo di sinistra ed evocando il caso dei giovani candidati Pd incappati in sciagurate dichiarazioni anti-Israele.

Il rapporto fra i partiti e il mondo ebraico si conferma una chiave di lettura della politica, in Italia come nel resto dell'Europa, e il segretario della Lega accetta di affrontare la questione, forte di una scelta di campo fatta da anni e molto simile a quella di altri leader conservatori: dalla parte di Israele. Fra le foto di Salvini, da anni fa bella mostra di sé quella dell'incontro con Bibi Netanyahu, e non è un caso che al raduno di Pontida siano comparse le bandiere con la stella di David. Piccoli segnali di un'amicizia nata e mai venuta meno.

Così, nell'intervista al quotidiano in lingua ebraica, che lo presenta appunto come un «amico di Israele», Salvini sfoggia tranquillità e punge gli avversari. Rivendica di aver promosso in Senato un incontro sull'antisemitismo, mentre l'ex presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini - qui cita Fiamma Nirestein - ha «invitato alla Camera Mohamed Ahmed al Tayyeb, l'imam che invoca la distruzione di Israele». Non solo, si impegna anche a mantenere la promessa di riconoscere Gerusalemme capitale, spostandovi l'ambasciata italiana, e sancisce il diritto di Israele di difendersi «da qualsiasi minaccia alla sua esistenza e libertà», a partire dall'Iran.

A proposito del clima politico in Italia, smonta tutta la narrazione imperante sulla «minaccia» della destra che incombe sul Paese. Si descrive intanto come «non di destra», e dipinge il Carroccio come un partito legato ai territorio e votato dagli operai. E interpellato dall'intervistatore sugli allarmi che accompagnano il ritorno al potere del centrodestra, Salvini li liquida come uno spauracchio sollevato dal «mainstream» di sinistra, intellighenzia e giornali. Rassicura sul conto suo e anche sul conto degli alleati, accusati di «legami fascisti». Spiega che Fratelli d'Italia ha preso le distanze del passato e garantisce che «non ha senso parlare di allerta fascismo». «Siamo e rimarremo un Paese democratico - assicura - senza alcuna nostalgia di un passato violento, che per fortuna, non tornerà». Ma non rinuncia ad attaccare il Pd, che è appena uscito - malconcio - dal caso dei giovani candidati artefici di commenti sconcertanti su Israele, prima il capolista e segretario regionale lucano Raffaele La Regine poi un'altra giovane candidata del Pd rimasta al suo posto. «Credo che all'estero debbano guardare con preoccupazione al fatto che il Pd aveva candidato, addirittura come capilista, personaggi che hanno scritto insulti vergognosi contro Israele e il suo diritto a esistere e a difendersi», avverte Salvini, ribaltando la retorica della destra che «preoccupa».

«La vittoria della Lega e del centrodestra - rilancia - sarà la migliore garanzia affinché gli odiatori di Israele, come

quelli che il Pd aveva candidato, siano messi in condizione di non influenzare il governo italiano». «Chi è nemico di Israele, in Italia, in Europa e nel mondo, è nemico della libertà, della democrazia e del sottoscritto».

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