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Salvini ora tesse la tela. "Una rosa di nostri nomi"

Incontri con Draghi, Letta e Conte: "C'è dialogo". Spunta l'ex pm Nordio: "Ma non sono degno..."

Salvini ora tesse la tela. "Una rosa di nostri nomi"

Per il centrodestra dopo la rinuncia di Silvio Berlusconi è tempo di dialogo e di missioni esplorative. È Matteo Salvini a incaricarsi, come segretario del primo partito della coalizione in termini di grandi elettori, di portare avanti le ambasciate con gli altri partiti, alla disperata ricerca di una regia.

Il primo incontro del leader della Lega è con Mario Draghi, un faccia a faccia mattutino che secondo alcune voci sarebbe servito a iniziare a ragionare su come tenere in piedi la legislatura nel caso di un trasloco del premier al Quirinale. Sì, perché se a inizio giornata aveva ripreso quota la soluzione del Mattarella Bis, con il passare delle ore questa ipotesi sembra restare in stand-by, anche alla luce del fermo no di Giorgia Meloni e del rischio di spaccare il centrodestra. Mentre il nome dell'ex governatore della Bce, tornato in pole, ha di fronte parecchi ostacoli. «Siamo all'anno zero», commentano in molti. Il punto, se si decidesse di puntare su Draghi, è trovare la quadra su un governo dei leader.

Dalla Lega smentiscono che Matteo Salvini abbia chiesto il ministero dell'Interno, ma la sua partecipazione dovrebbe comunque essere forte e riconoscibile. Uno schema che nel Pd e nel Movimento Cinquestelle susciterebbe perplessità. Il dialogo comunque è partito. Salvini si vede negli uffici della Lega alla Camera con Enrico Letta, un summit definito dalle due parti «lungo e cordiale», un unicum nella breve e difficile storia della convivenza al governo tra i dem e il Carroccio. «Si è aperto un dialogo: i due leader stanno lavorando su alcune ipotesi e si rivedranno tra 24 ore». Salvini incontra Giuseppe Conte, poi alla Camera si trattiene con Giorgia Meloni. La leader di FdI fa notare ai suoi parlamentari che «non si può motivare il no a Draghi con la necessità che la legislatura vada avanti, questo non è il nostro obiettivo. La candidatura di Draghi è un problema della maggioranza, ma se fosse legata a un accordo per dare vita a un nuovo governo decisamente non partirebbe bene». In serata Salvini fa il punto: «Stiamo lavorando perché nelle prossime ore il centrodestra unito offra non una ma diverse proposte di qualità, donne e uomini di alto profilo istituzionale e culturale, su cui contiamo ci sia una discussione priva di veti e pregiudizi che gli italiani non meritano».

Antonio Tajani invece fa sapere che «non accetteremo veti, la maggioranza dei cittadini italiani, che fanno riferimento al centrodestra, non possono essere considerati di serie B. Pretendiamo rispetto». Una linea che incassa il pieno sostegno di tutti i grandi elettori azzurri, all'insegna dell'unità attorno alle decisioni del coordinatore di Forza Italia.

Il punto ora è definire e restringere la rosa, che somiglia sempre più a una cinquina. Giorgia Meloni fa sapere che «nomi come quello di Pera, Moratti, Casellati, Tremonti, Frattini sono tutti autorevoli» e propone di inserire anche il magistrato Carlo Nordio, così come non è escluso che nel novero possa rientrare anche Simonetta Matone. Nordio però si sfila: «Domine non sum dignus. Signore, non sono degno», replica, pur dicendosi lusingato. E aggiunge: «Credo che la carica di capo dello Stato debba esser affidata a un politico e la mia cultura politica è esclusivamente teorica, non ho mai fatto parte neanche di un consiglio comunale». Nella notte invece è il nome di Frattini ad avanzare di qualche passo.

Forza Italia comunque non esclude affatto l'ipotesi del Mattarella Bis fino al 2023. Quel che è certo è che il partito deve ancora smaltire la delusione per la mancata candidatura di Berlusconi.

E quando nella riunione dei 140 grandi elettori azzurri Antonio Tajani dice che «c'è un nome che tutti avremmo voluto votare», scatta la standing ovation, un applauso indirizzato al leader di sempre, ricoverato per il secondo giorno al San Raffaele.

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