Avrebbe dovuto essere un venerdì nero per i trasporti. E sarà soltanto grigio. Salta lo sciopero di 24 ore del trasporto pubblico locale, indetto per domani. Il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini (foto), ha infatti precettato la categoria concedendo soltanto un'interruzione del servizio di quattro ore. «Nessuno stop del trasporto pubblico locale questo venerdì, bene così - dice il segretario della Lega -. Il diritto allo sciopero è sacrosanto, ma questo non deve limitare l'accesso agli uffici, alle fabbriche e alle scuole, perché i diritti di cittadini, studenti e lavoratori vengono prima di tutto e di tutti». E ai suoi annuncia: «Lo rifarò». Oltre al trasporto pubblico locale domani sono previsti scioperi anche nel settore aereo (Easyjet) e per l'handling in particolare. Di 24 ore, quest'ultimo, proclamato da gran parte delle single sindacali per il rinnovo del contratto nazionale scaduto da sei anni. Il ridimensionamento dello stop al trasporto locale voluto da Salvini ha spinto l'Unione dei sindacati di base a rilanciare. Spostando al 9 ottobre lo stop di 24 ore. Ma il ministro promette la precettazione anche per quella data. Oltre a rivendicare maggior sicurezza sul lavoro Usb chiede, tra le altre cose, la cancellazione degli aumenti delle tariffe dei servizi ed energia, congelamento e calmiere dei prezzi dei beni primari e dei combustibili, il blocco delle spese militari e dell'invio di armi in Ucraina.
La decisione di Salvini è destinata comunque a far discutere: già il 12 luglio scorso il ministro decise la precettazione per lo sciopero nazionale dei treni dimezzando di fatto lo sciopero. Un'iniziativa che fece infuriare i sindacati. Dopo un tentativo di mediazione tra Trenitalia-Italo e sindacati andato a vuoto al Mit, il vicepremier disse: «Lasciare a piedi un milione di italiani, di pendolari un giovedì di luglio con temperature di 35 gradi era impensabile». «Questo Paese nega il diritto di scioperare», fu la replica del leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, spiegando che lo sciopero del 13 luglio non era stato proclamato all'improvviso ma programmato da un mese.
Ieri, intanto, Salvini è tornato a parlare del Ponte sullo Stretto ventilando l'ipotesi che i cantieri possano essere aperti già la prossima estate (con la chiusura degli stessi entro il 2032). Tra gli alleati di governo, però, si sono subito sollevate perplessità. Il capogruppo alla Camera di Fratelli d'Italia, Tommaso Foti, si mostra prudente: «Il ponte sullo Stretto in manovra? È una spesa d'investimento e quindi penso possa essere una posta di bilancio che riguarda un programma pluriennale. Nel 2024 bisogna vedere, io dubito che il prossimo anno saremo già agli appalti». Stesso cauto approccio l'altro vicepremier, Antonio Tajani: «Vedremo quello che si potrà fare. Il Ponte va fatto, vedremo come e quando concludere i lavori».
Intanto Pietro Salini di Webuild, assicura che il cronoprogramma è rispettato.
«Come da piano - spiega al Consiglio di presidenza dell'Ance -, entro il 30 settembre siamo pronti a consegnare alla Società Stretto di Messina la documentazione integrativa di aggiornamento del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto, opera innovativa, strategica e subito cantierabile».
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