Salvini punge il Colle. Ma Meloni: non ho visto attacchi al governo

Il leghista: "Il guaio è la dittatura della minoranza". Il Quirinale: "corretta" la lettura della premier

Salvini punge il Colle. Ma Meloni: non ho visto attacchi al governo
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Salvini attacca Mattarella, che la Meloni invece difende. Le parole del presidente della Repubblica sulla democrazia, che non si esaurisce nella volontà della maggioranza, non piacciono al leader leghista anche se fonti della Lega correggono il tiro assicurando da parte di Salvini massima stima nei confronti di Mattarella.

A Trieste il Capo dello Stato aveva mandato un messaggio al governo rigurdo alle riforme messe in cantiere. «La presunta volontà generale - ammonisce il presidente Mattarella - non è in realtà che la volontà di una maggioranza e spesso si è dimostrata, più ingiusta e più oppressiva che non la volontà di un principe, Un fermo no, quindi, all'assolutismo di Stato, a un'autorità senza limite, potenzialmente prevaricatrice. La coscienza dei limiti è un fattore imprescindibile di leale e irrinunciabile vitalità democratica».

Parole mal digerite dal leader leghista che da Cortina risponde a tono: «In Italia come in Francia chi prende i voti governa, nel rispetto delle regole, della democrazia, delle minoranze, della trasparenza, però penso che il richiamo potesse essere fatto ad altri, ma non sicuramente alla situazione italiana - sottolinea il vicepremier -. Anzi, c'è la minoranza che spesso e volentieri si comporta da maggioranza, pretendendo di imporre alla maggioranza politica e culturale del paese il suo modo di vivere e ragionare». Le parole di Salvini fanno ancora più rumore visto che è isolata la sua reazione. Anche la Meloni, infatti prende le distanze da questa reprimenda. «Nelle parole di Mattarella - dice la premier - non ho letto un attacco al governo». Una valutazione che in serata fonti del Colle definiscono come «corretta».

E non c'è soltanto il Salvini critico con il Quirinale ma anche il leader leghista che vuole tagliare il canone Rai e aprire a una maggior raccolta pubblicitaria. Grazie a un ddl che non è stato bene accolto dagli alleati. La proposta di legge depositata da Stefano Candiani infatti viene accolta con estrema freddezza dagli alleati. «Questa proposta non è frutto di un accordo di governo», replicano fonti azzurre. «L'abbassamento e l'abolizione del canone Rai è nel programma della Lega da 30 anni - ribadisce Salvini -, ovviamente bisogna trovare delle altre forme di finanziamento e quindi la pubblicità. Forza Italia contraria? Parla di Mediaset, li capisco». L'idea non piace nemmeno a via della Scrofa dove avanzano qualche ipotesi sul movente di questo «atto ostile»: si tratta di una forte reazione alla partita delle nomine Rai, dove Salvini vorrebbe piazzare alla presidenza Antonio Marano al posto della già indicata Simona Agnes.

Tanti gli indizi che parlano di un «Salvini contro tutti», di un leader di maggioranza che tenta di smarcarsi dall'ombra degli alleati. In Europa come a Palazzo Madama. Per la composizione dei gruppi parlamentari di Strasburgo Salvini si è impegnato alla creazione di un super gruppo di partiti «patrioti» che rimpicciolirebbe le ambizioni del gruppo Ecr, guidato proprio dalla sua alleata di governo Giorgia Meloni.

A Palazzo Madama, invece, viene bocciato un emendamento non ritirato dalla Lega sulla maternità surrogata, nonostante il parere contrario di Fratelli d'Italia e Forza Italia che per l'occasione hanno votato con l'opposizione.

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