Salvini resta sovranista e mette in riga Giorgetti. Ma la Lega è spaccata

Gli uomini vicini al ministro: "Non vuole rompere, ma così Matteo va a sbattere"

Salvini resta sovranista e mette in riga Giorgetti. Ma la Lega è spaccata

Dopo il solito federale in stile leninista, con la gara ad allinearsi al capo, ora nella Lega il leitmotiv è che tutto sia risolto, la pace è fatta, nessuna spaccatura, la Lega è una sola eccetera. Già morta e sepolta la «mozione Giorgetti»? Macchè, la questione è più che mai aperta e lo scontro solo differito, per un motivo semplice, le critiche del ministro alla linea politica di Salvini sono condivise da moltissimi leghisti, addirittura la maggioranza secondo alcuni. I colonnelli riferiscono di un clima diffuso di disaffezione verso Salvini (e il suo cosiddetto «cerchio magico») nelle sezioni del partito, «almeno un terzo dei militanti non rinnoverà la tessera, preparano i congressi, Salvini pensa di fare solo quelli cittadini che non contano niente ma non quelli regionali perché sa che perde di sicuro in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Ma il partito è una bomba a orologeria, come non si vedeva dagli ultimi tempi dell'epoca Bossi» spiega un lumbàrd di lungo corso. E Giorgetti, in tutto ciò? I leghisti che lo conoscono meglio scommettono che non romperà con Salvini, «Giancarlo per come è fatto non spaccherà mai, non punta certo a fare le scarpe a Salvini. Lui è convinto che Draghi farà il presidente Repubblica per cui la Lega deve prepararsi a gestire il post, sennò è destinata a perdere le elezioni. Le cancellerie europee non permetteranno mai a un Salvini sovranista di fare il premier in Italia, con i miliardi del Pnrr da gestire. Questo Giorgetti lo sa bene, sta cercando di farlo capire a Matteo. Il problema è che Giorgetti agita le bandiere sbagliate. Del Ppe ai leghisti non interessa niente, quello che vogliono è un partito che difende il nord produttivo, il lavoro, che faccia guerra al reddito di cittadinanza. Diciamo che interpreta goffamente un enorme disagio che c'è realmente nella Lega».

Quello che ha in mente il ministro è trasformare la Lega in un grande partito conservatore, alleato dei principali partiti europei, raccogliere l'eredità di Forza Italia e lasciare l'ala destra alla Meloni. Un altro parlamentare vicino ai vertici conferma la stessa lettura. «Si parla di una corrente di Giorgetti ma non esiste. La cosa è più semplice, il suo pensiero trova un larghissimo consenso nella Lega. Salvini è rimasto fermo al 2018, quando il vento era quello del populismo sovranista. A Bruxelles è alleato con i partiti di estrema destra, più a destra del gruppo in cui è Fdi, così è chiaro che ti marginalizzi da solo. Non ha capito che in questi tre anni è, dopo la pandemia e dopo l'arrivo di Draghi, è cambiato tutto. Giorgetti sta cercando di farlo capire a Salvini». Finora inutilmente. Il segretario tira dritto sulla sua strada, lavora ad un grande gruppo sovranista in Europa, direzione opposta a Giorgetti: «Il problema non è portare la Lega in gruppetti che inseguono la sinistra (cioè il Ppe, ndr). Se inseguiamo la sinistra abbiamo perso. L'agenda la dobbiamo scrivere noi» ha detto intervenendo alla scuola di formazione politica della Lega a Milano, dove spiccava l'assenza di Giorgetti che si è palesato solo con un videomessaggio. «Se il nostro obiettivo è farci fare i complimenti in prima pagina allora abbiamo fallito», chiaro riferimento al suo vice, molto ascoltato dai giornali. Le parole di Giorgetti a Vespa solo «un fraintendimento, se lo chiariranno loro».

Le polemiche «sono una fastidiosa perdita di tempo». Già che c'era, frecciatina anche sulla cena tra Di Maio e Giogetti: «Io la pizza la mangio con la fidanzata». Il suo vice è avvisato. Ma c'è da scommettere che la questione tornerà presto a galla.

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