Continua a tenere banco il caso del generale Vannacci che ieri ha dichiarato di non aver ricevuto al momento nessun provvedimento disciplinare e di non essere stato destituito bensì avvicendato, oltre ad aver escluso un suo impegno in politica. «Qualora ci fossero dei provvedimenti questo non mi colpevolizza, lo vedremo alla fine» ha aggiunto il generale che, alla domanda se avesse parlato con il ministro Crosetto, ha risposto «no, il ministro non l'ho sentito, non è tenuto a chiamarmi e mi attengo alle sue dichiarazioni sui giornali».
Intanto, come riferiscono fonti della Lega, c'è stata una telefonata «molto cordiale» tra il generale il vicepremier Matteo Salvini. Proprio Salvini ha affermato che Vannacci «è stato additato come un pericolo. Comprerò il suo libro. Prima di commentare e giudicare è giusto conoscere e capire» precisando «questo generale ha salvato vite, difeso la patria e la bandiera e mi rifiuto di pensare che in Italia ci sia un Grande fratello che dice questo lo puoi leggere e questo no». Il vicepremier ha poi aggiunto: «La condanna al rogo come Giordano Bruno nell'Italia moderna del 2023 non mi sembra ragionevole».
Se la presa di posizione di Salvini è quella che spicca di più, non mancano altre voci a destra a difesa di Vannacci, tra cui il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi: «Dev'essere consentito non in divisa, ma in un libro, scrivere le proprie idee, tra l'altro legate a profondi principi cristiani senza patire sanzioni». Anche in FdI altri si esprimono contro ogni tentativo di censura, a partire da Giovanni Donzelli: «Non è compito della politica le sue parole vagliare la correttezza morale dei contenuti degli scritti. Né del governo, né di un partito di minoranza». E la vice capogruppo alla Camera Augusta Montaruli avverte: «La sinistra che fa polemiche sulle parole di Donzelli ammette di volere un proprio ruolo di censura non solo su di noi ma sugli italiani». Per il capogruppo Tommaso Foti Donzelli ha toccato «un nervo scoperto del Pd, e cioè il tentativo di volersi sostituire alla autorità gerarchicamente competente a giudicare il comportamento del generale Vannacci».
L'europarlamentare leghista Rossano Sasso invita a non considerare il generale «come il male assoluto, o come un pericolo per la democrazia». E secondo Simone Pillon «Vannacci ha scritto un libro semplice, chiaro e coraggioso, intriso di buon senso e di sano realismo».
Forza Italia tiene si attesta invece su una valutazione di opportunità sulle parole del generale. E interviene anche il vicepremier Antonio Tajani. «Credo che in Italia tutti abbiano diritto di esprimere le proprie idee - dice - Bisogna però essere prudenti quando si occupano incarichi di grande responsabilità perché le opinioni legittime, personali, rischiano di diventare opinioni dell'istituzione che si rappresenta. Da qui è nata una incomprensibile polemica sulle Forze armate che vanno tutelate, difese, protette e rispettate per il lavoro che svolgono ogni giorno». Anche il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè si schiera con Crosetto: «In questa storia non c'è possibilità di sbagliare: si sta convintamente dalla parte del ministro della Difesa» dice, e anche il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago interviene. «Nel nostro Paese la libertà di pensiero è un diritto sacrosanto, ma chi veste la divisa, con oneri ed onori ad essa associati, sa perfettamente che le parole hanno un peso».
Il viceministro delle Infrastrutture Galeazzo Bignami assicura che «non c'è nessuna frizione nel governo» e punta il dito contro «l'inaccettabile presunzione di superiorità morale della sinistra».
Nel mondo culturale non mancano le voci da destra pro Vannacci come Daniele Scalea, presidente del Centro studi Machiavelli: «Non si tratta di una questione che riguardi solo la libertà di espressione in senso generico. Il punto è proprio stabilire se sia oggi lecito considerare il matrimonio uomo-donna e la genitorialità padre-madre come normalità e naturalità».
E Daniele Capezzone sulla rivista «The Watcher post» di Utopia spiega che è mancata «la posizione liberale pro free speech: quella di chi difende la libertà di parola di Vannacci nonostante il dissenso dai suoi contenuti». Il punto è proprio questo, la difesa di un principio di libertà.
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