Salvini visita il cantiere e avverte gli alleati: "Torino-Lione da finire"

Il vicepremier: dà lavoro e toglie un milione di tir. Di Maio: «Non è iniziata, solo un tunnel»

Salvini visita il cantiere e avverte gli alleati: "Torino-Lione da finire"

Roma Soltanto la neve ha rischiato di fermare la visita di Matteo Salvini al cantiere della Tav a Chiomonte, in Val di Susa. Il ministro dell'Interno è arrivato in Piemonte per toccare con mano lo stato dell'arte di quella che rischia di divenire la «grande incompiuta». «Prima si fa e meglio è» ha detto il capo della Lega. «Le vostre telecamere - ha detto ai giornalisti presenti - possono dimostrare che il cantiere c'è. Qui non ci sono soltanto campi di grano (come aveva sostenuto l'altro vicepremier Luigi Di Maio, ndr)».

Sapendo bene che il governo gialloverde rischia di spaccarsi sul destino della Tav, Salvini cerca di mediare. La Lega è a favore del cantiere. In questo, pienamente in linea non soltanto con il resto del centrodestra ma anche con il Pd. Il vicepremier, però, deve mediare. Sa che i grillini si oppongono (almeno alla Torino-Lione per via del presunto rapporto costi-benefici che la boccerebbe senza appello), quindi vorrebbe spingere verso la riapertura dei cantieri, ottenendo - magari - un ridimensionamento dell'impegno finanziario pubblico. «Ci sono in ballo 50mila posti di lavoro - ha detto Salvini parlando con gli operai della Telt, azienda cui è affidata la realizzazione del tunnel sotto le Alpi - E in un momento simile di crisi economica mettere a rischio il lavoro delle aziende mi sembra poco sensato. E poi comunque l'opera toglierebbe un milione di tir dalle strade». «Si prevedono costi per 4,7 miliardi, tre per il tunnel che è fondamentale e 1,7 per altre opere, che possono essere riviste». Il concetto è chiaro: se si riescono a fare economie di scala, magari tagliando fino a un miliardo nei costi, si potrebbero investire quei soldi nella metropolitana di Torino, come chiede da tempo il Movimento.

Il tentativo di mediazione viene, però, respinto al mittente dal collega di governo Luigi Di Maio. Il capo dei grillini respinge il pragmatismo di Salvini, partendo da un dato altrettanto concreto pur se inconciliabile con il ragionamento del leghista. «Quello visitato da Salvini non è il cantiere della Tav Torino-Lione», puntualizza un piccato Di Maio parlando con i cronisti a Montecitorio. Consapevole che ogni uscita pubblica del suo collega si trasforma inesorabilmente in punti di percentuale di consenso sottratto al Movimento, Di Maio smonta la tesi di Salvini. «Non vado a Chiomonte - spiega -, perché lì c'è solo un tunnel geognostico. Per me quel cantiere non è un'incompiuta, ma una mai iniziata». Poi lascia che sia Luca Carabetta, portavoce del Movimento in Piemonte, a spiegare la posizione dei grillini. «La storiella dell'opera già avviata - dice Carabetta -, degli accordi vincolanti con altri Paesi è una barzelletta. Se i numeri ci diranno che ci sono davvero, come crediamo, opere prioritarie per questo Paese e per il Piemonte, i soldi della Tav saranno dirottati per realizzarle».

Per paradosso sono i «terzi» a cadere nella polemica e a replicare. Da un lato c'è il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, che esorta Salvini a portare avanti l'opera («Faccia partire i bandi per evitare che si interrompano i lavori in corso»). «Lo scontro tra Salvini e Di Maio è surreale - commenta Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia in Senato - A Chiomonte sono stati già costruiti 11 km di gallerie, la cosiddetta discenderia propedeutica all'avvio dello scavo del tunnel principale. Il buco c'è e non si può rattopparlo per assecondare la follia grillina».

Ma soprattutto sono i francesi a chiedere tempi certi (e brevi).

«Rispettiamo il processo decisionale in Italia ma c'è un calendario da seguire - avverte la ministra dei trasporti francese, Elisabeth Borne, visitando il cantiere francese della Tav -. È quindi necessario che le decisioni arrivino rapidamente. Questo progetto deve essere portato fino in fondo».

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