Saman, il padre smemorato: "Non so chi l'ha uccisa"

Shabbar sarà sentito il 26 settembre. La Corte acquisisce le confidenze dello zio della ragazza a due detenuti

Tribunale di Reggio Emilia, udienza caso Saman Abbas. Il padre è oscurato perché non vuole essere ripreso
Tribunale di Reggio Emilia, udienza caso Saman Abbas. Il padre è oscurato perché non vuole essere ripreso
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È la prima volta di Shabbar Abbas in Corte d'Assise, a Reggio Emilia, dove si sta svolgendo il processo per la morte della figlia Saman, uccisa nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio del 2021 a Novellara perché si sarebbe opposta ad un matrimonio combinato in Pakistan. L'uomo, imputato assieme allo zio della ragazza Danish Hasnain e ai cugini Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz (e alla madre Nazia Shaheen, ancora latitante), era fuggito in Pakistan subito dopo la morte della ragazza ed è lì che è stato poi arrestato, per poi essere estradato solo di recente.

Il 26 settembre è in programma il suo esame, ma è probabile che renderà solo dichiarazioni spontanee. Dirà probabilmente quello che ha anticipato ieri il suo avvocato: che lui non c'entra nulla con la morte della figlia e che vorrebbe sapere chi l'ha uccisa. E lo farà senza essere ripreso dalle telecamere perché ieri ha negato il consenso. «Sebbene sia stato dipinto come il mandante di questo vergognoso omicidio, è un uomo al quale hanno ammazzato la figlia e vuole giustizia», dice l'avvocato Simone Servillo, descrivendo Shabbar come «molto provato dalla carcerazione ma soprattutto dal fatto che gli hanno ammazzato la figlia». Chi possa essere stato non lo sa, ma il penalista e il collega Enrico Della Capanna fanno trapelare qualcosa di quella sarà la tesi difensiva: «Shabbar ha preso atto di una circostanza di fatto inconfutabile: il corpo di sua figlia purtroppo è stato ritrovato in un casolare non distante dalla loro abitazione e il fratello ha dichiarato che non solo sapeva dove si trovava il cadavere della povera Saman, ma anche chi aveva costruito il sepolcro e chi ce l'aveva riposta. Sono circostanze indubbiamente oggettive rispetto alle quali chiunque si porrebbe dei dubbi».

La difesa cercherà di smontare la tesi del delitto premeditato, puntando su quello d'impeto. Anche perché l'imputato sostiene che i dettami dell'Islam non comportano la possibilità di obbligare la figlia alle nozze. Inoltre Shabbar non sarebbe partito all'improvviso dopo la morte di Saman: il suo viaggio in Pakistan era programmato da alcuni giorni e in aula verranno chiamati testimoni a confermare questa tesi. Gli avvocati sono intenzionati inoltre a confutare la tesi dell'accusa secondo la quale nel video che incastrerebbe i familiari Shabbar avesse in mano lo zaino di Saman.

Il fratello della ragazza e il fidanzato, Saqib Ayoub, saranno ascoltati in aula come testimoni il 6 ottobre. L'avvocato Barbara Iannuccelli, legale di Saqib, stigmatizza la partecipazione emotiva del padre di Saman dopo due anni e mezzo di silenzio: «Se si fosse preoccupato, sarebbe venuto a cercarla. E la madre dov'era?».

Ci sono novità anche sul fronte delle indagini, che saranno acquisite dalla Corte. Si tratta delle confidenze che due detenuti del carcere di Reggio Emilia sostengono di aver ricevuto da Danish lo scorso 31 agosto riguardo al suo ruolo nel delitto.

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