A San Pietro spunta il sit-in dei filo-Hamas e a Betlemme mettono la kefiah a Gesù

A Roma anche Hannoun, architetto che sostiene la "resistenza" palestinese. Ma fra piazze e sagrati, i blitz dimostrativi degli anti-Israele si moltiplicano

A San Pietro spunta il sit-in dei filo-Hamas e a Betlemme mettono la kefiah a Gesù
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Un Natale preso in ostaggio. Piegato alla propaganda, trasformato in un pretesto di militanza anti-israeliana. Nell'anno del Signore 2023, nemmeno il 25 dicembre è riuscito a sottrarsi alle strumentalizzazioni politiche d'attualità. Gli attivisti filopalestinesi hanno deciso infatti di assediare la ricorrenza cristiana per dare visibilità alle loro invettive contro lo Stato ebraico e contro l'Occidente, accusati secondo una fallace narrazione a senso unico di perpetrare indicibili crimini contro Gaza. Per ribadire queste argomentazioni mosse da ragioni di parte, i sostenitori della «intifada» contro Israele si sono riversati di nuovo nelle piazze e addirittura nei luoghi del Natale cattolico. Lunedì mattina, ad esempio, decine di attivisti muniti di bandiere palestinesi hanno fatto ingresso in piazza San Pietro in occasione della benedizione Urbi et Orbi impartita da papa Francesco in mondovisione. Quale miglior «palcoscenico» per mettere in risalto il loro improvvisato sit-in? Tra i presenti all'ombra del Cupolone, anche Mohammad Hannoun, l'architetto filopalestinese accusato dall'intelligence israeliana di finanziare Hamas.

A Bolzano la propaganda si è spinta oltre: durante la Messa di Natale in duomo, quattro manifestanti hanno fatto irruzione davanti all'altare per dispiegare un cartellone: «A Gaza c'è un genocidio. Il Natale è annullato». L'irrispettoso blitz durante il rito religioso ha suscitato comprensibili fastidi. «Usare la paura per portare avanti le proprie idee è violento e pericoloso. Mi chiedo che reazione ci sarebbe stata in caso di una interruzione analoga di una celebrazione in moschea in una delle festività più importanti per i credenti», ha lamentato il consigliere provinciale di Fdi Galateo. Scene simili si sono ripetute a Napoli, dove la protesta anti-Israele è entrata direttamente in cattedrale senza chiedere permesso. Nella città partenopea, gli attivisti hanno persino contestato la comunità cristiana: «Non spende parole per la Palestina», la loro accusa. A Empoli, invece, la protesta choc: i soliti collettivi rossi hanno disposto dei fantocci insanguinati proprio davanti al duomo per rimproverare ai fedeli una presunta indifferenza sui morti in Medio Oriente. Tutto falso, ovviamente, visto che nelle chiese proprio in quelle ore si invocava la pace. Ma siccome gli anti-sionisti vorrebbero una tregua a senso unico (che faccia salvo il loro odio per Israele), quello non bastava.

E sui social, a supporto del pensiero unico militante, si è diffuso rapidamente anche un video con il sermone del pastore luterano Munther Isaac, che a Betlemme ha cancellato le tradizionali celebrazioni per lanciare un messaggio alternativo: «Se Gesù dovesse nascere oggi, sarebbe nato sotto le macerie a Gaza». Parole piene di retorica, che tuttavia sono subito diventate una sorta di mantra per quanti hanno imprigionato questo Natale nella gabbia dell'ideologia.

Prendete ad esempio l'ex grillino Alessandro Di Battista, che in rete ha sentenziato: «Il giorno in cui si festeggia la nascita di un bambino nato in Palestina più di 2mila anni fa, sempre in Palestina, l'ennesimo bombardamento criminale israeliano ha fatto l'ennesima strage di bambini». Piccolo dettaglio: Gesù era ebreo e ai suoi tempi la «Palestina» non esisteva nemmeno.

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