
Adesso nella storia infinita dello stadio Meazza fa irruzione la magistratura: e il progetto di vendita, demolizione e resurrezione del glorioso impianto di San Siro diventa l'ennesimo capitolo dello scontro tra la Procura della Repubblica di Milano e la giunta di Beppe Sala. Il procuratore Marcello Viola e la sua vice Tiziana Siciliano hanno deciso di aprire un fascicolo d'inchiesta sulla privatizzazione delle aree e dello stadio, dopo avere ricevuto un voluminoso dossier dal comitato Sì Meazza, guidato dall'ex vicesindaco comunista Luigi Corbani.
L'inchiesta della Procura (rivelata dal sito Giustiziami.it) è per ora ufficialmente una inchiesta soft, catalogata tra gli atti «non costituenti notizia di reato»: lo strumento esplorativo che i pm utilizzano quando vogliono accendere un faro su una vicenda sospetta. Ma alla base dell'esposto arrivato ai primi di marzo in Procura una ipotesi di reato c'è: si tratta di un esposto contro ignoti per il reato di invasione di terreni. Il comitato, indicando anche diversi testimoni che chiede ai pm di interrogare, denuncia la presenza sui terreni intorno allo stadio di operai dei fondi di investimento che controllano Inter e Milan, impegnati in attività di carotaggio in vista dell'apertura di un cantiere mai autorizzato.
Nel gennaio scorso, quando i cittadini della zona avevano segnalato l'attività degli operai, il Comune aveva spiegato che si trattava di «un primo sopralluogo esplorativo e conoscitivo» in vista della «esecuzione di un'analisi dei terreni, necessaria per la redazione di uno studio di fattibilità tecnico-economica che le squadre dovranno presentare». Ora però quell'episodio diventa, nell'esposto del comitato, la piccola chiave che dà lo spunto alla Procura per andare a scavare sull'enorme progetto: dove, secondo l'esposto, si annidano pecche ben maggiori dei carotaggi abusivi effettuati a gennaio. A venire contestati oltre alla opportunità della cessione e dismissione del Meazza sono anche le cifre, con il Comune che incasserebbe i 197 milioni corrispondenti alla stima fornita dalla Agenzia delle Entrate ma dovrebbe sobbarcarsi i costi di demolizione quasi integrale del vecchio stadio, pari a circa 80 milioni di euro.
L'inchiesta si muove su un terreno complicato, anche perchè finora l'unico atto formale emesso dalla giunta di Sala è la delibera del 18 marzo con le «linee di indirizzo» per l'acquisto del «Compendio immobiliare Grande funzione urbana San Siro», con l'apertura della gara pubblica per «eventuali offerte». L'offerta si sa già che sarà una sola, quella del consorzio controllato da Red Bird e Oak Tree, i fondi di investimento che possiedono i due club milanesi. Ma proprio lo stato arretrato dell'iter amministrativo rende difficile che i pm possano già individuare un atto ufficiale che costituisce una ipotesi di reato.
Anche questo spiega la cautela formale con cui il procuratore Viola e i suoi collaboratori hanno inquadrato per ora il
fascicolo di indagine. Sapendo perfettamente che si tratta comunque di una mossa destinata a inasprire ulteriormente i rapporti con Beppe Sala, che vede messa sotto tiro un'altra delle operazioni-simbolo del suo secondo mandato.
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