Boccia e risposta. Dopo le punzecchiature social dell'influencer di Pompei Maria Rosaria Boccia contro Gennaro Sangiuliano è arrivata la denuncia dell'ex ministro per le «indebite pressioni». Che ha riversato nel fascicolo d'indagine una ricca memoria difensiva, nella quale ricostruisce la cronistoria degli eventi e l'escalation delle tensioni, tra liti e vistosi graffi, riportando anche le chat della breve e burrascosa relazione con la donna che avrebbe voluto diventare la sua consulente per i grandi eventi ma che, stando a quanto raccontato nella denuncia, avrebbe finito per voler controllare il giornalista, sottraendogli la fede e costringendolo a farsi controllare lo smartphone su richiesta. Quasi che la vicenda, più che un caso politico fosse un episodio inedito di Baby Reindeer, la fortunata serie sullo stalking di Richard Gadd, fresco di trionfo agli Emmy.
Ieri, nel giorno in cui il contenuto di quelle chat trasfuse nell'esposto è stato raccontato dalla Verità, rivelando tra l'altro una furiosa lite di luglio nella quale la donna avrebbe finito per mettere le mani addosso all'allora ministro, lasciandogli una grossa cicatrice sulla fronte, Boccia ha replicato alla sua maniera. Postando sui suoi canali social una scena de «Il processo di Frine», episodio di «Altri Tempi», film del 1952 di Alessandro Blasetti, che si apre con l'esclamazione del giudice: «La parola alla difesa». Ecco, considerata la smania di «diffondere» dettagli della donna sulla sua relazione con l'ex ministro, l'ultima storia Instagram sembra una sorta di dichiarazione d'intenti: denunciata o no, ora Boccia verrà sentita dagli inquirenti, e sembra scontato immaginare che la donna non veda l'ora di mettere a verbale la sua versione di tutto, compresa l'interpretazione di quelle conversazioni, ma non soltanto.
C'è dunque il rischio che l'indagine diventi una sorta di corsa a guardare nel buco della serratura? Sembra pensarla così, in attesa che in procura inizi la sfilata di indagati e persone informate sui fatti, il Garante della privacy, che ha sentito il bisogno di lanciare un appello. Richiamando i media «al più rigoroso rispetto della normativa in materia di protezione dei dati personali e, in particolare, al criterio dell'essenzialità dell'informazione».
Per l'Autorità presieduta da Pasquale Stanzione, è «indispensabile garantire la dignità di tutte le persone coinvolte», anche «omettendo la pubblicazione» di «dettagli e informazioni relativi ad aspetti intimi» se «non rispondono a un'esigenza realmente informativa su vicende di interesse pubblico».
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