Lo straniero, perduto nella foresta, solo senza appoggi cui aggrapparsi, abbandonato da tutti. Lo straniero, su qualunque suolo sia, da ovunque provenga. Come descritto nel testo del regista e drammaturgo francese Bernard-Marie Koltès. Questo il senso del monologo di Pierfrancesco Favino nella serata finale del Festival. Una recitazione intensa la sua, con le lacrime agli occhi, che ha ammutolito la platea del teatro Ariston, ma che inevitabilmente era foriera di polemiche. Che, puntualmente, visto che siamo anche in piena campagna elettorale, sono arrivate. A insorgere in maniera veemente soprattutto Roberto Calderoli della Lega che va giù duro: «La Rai dimostra ancora una volta di essere prona a chi sta al governo del Paese» e così a Sanremo ha fatto «un mega spottone elettorale per il Pd e per la sinistra». Gasparri ha twittato «Penoso». Come prassi, si è scatenato anche un delirio di commenti sui social: in mezzo ai compimenti, tanti insulti.
Certo, il «pezzo» del presentatore pareva proprio fuori contesto, soprattutto in un Festival come mai finora concentrato sulla musica italiana e, per scelta del direttore-presentatore Baglioni, tenuto ben lontano da ogni distrazione, sociale, politica, etica che fosse. E, siccome ogni momento del Festival era giocato su una canzone, il monologo è terminato con l'ingresso dell'ospite Fiorella Mannoia che, insieme a Baglioni, ha cantato «Mio fratello che guardi il mondo» di Ivano Fossati. Insomma un momento di riflessione sul dramma immigrazione.
Difficile pensare che Pierfrancesco Favino, rispettoso in ogni momento del suo ruolo, volesse farsi interprete di qualche istanza politica a Sanremo, però non poteva certo non immaginare, come del resto tutta la squadra di direzione del Festival, che un testo del genere non scatenasse la reazione. Soprattutto in questi giorni dolorosi per il delitto di Pamela Mastropietro a Macerata e le fortissime polemiche che ne sono seguite.
Ma Favino non ha interpretato per la prima volta questo brano a Sanremo. Anzi è un testo a cui è molto affezionato, a gennaio l'ha recitato all'Ambra Jovinelli di Roma, come ha spiegato anche in serata, ospite di Fabio Fazio, aggiungendo anche che «non è un testo sull'immigrazione ma su tutto ciò che è diverso, sull'estraneità». Favino in sala stampa nell'ultima conferenza stampa del Festival, prima che le agenzie battessero le reazioni dei politici, ha approfittato dei complimenti per fare un appello allo Stato per sostenere le scuole di teatro in modo che possano sfornare attori bravi con lui. Il brano interpretato, tratto dall'opera «La notte poco prima della foresta», scritta da Koltès, si sofferma sulle difficoltà di adattamento e dell'accoglienza che gli riservano le altre persone. È una figura maschile quella che parla, che descrive la condizione di chi deve sempre e solo subire, di chi viene preso a calci in culo, sempre e comunque. Anche solo per volersi sdraiare sull'erba e raccontare e ascoltare storie. Insomma, il Festival non poteva finire senza uno strascico di polemiche, non solo musicali. L'esibizione di Favino ha dato vita anche a un piccolo giallo su una parolaccia scappata a una persona dietro le quinte che ha scatenato i social. Al termine del brano, mentre l'attore, Fiorella Mannoia e Baglioni uscivano di scena, si è sentita una parolaccia, «siete tre stronzi», come documenta un video che ha fatto il giro del web. Favino ha spiegato in conferenza: «Era uno degli autori, particolarmente commosso, che si è lasciato andare a quel commento.
Era come dire mannaggia a voi, anche se la frase era più colorita. Ma era solo frutto dell'emozione del momento». Insomma, il Banderas all'italiana in questo Festival ha fatto proprio parlare di sé. Per quanto è stato bravo come showman (una rivelazione) e per le polemiche scatenate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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