Santanchè, sul banco degli accusatori sale pure l'ex socio che la minacciava

Giuseppe Zeno, che paventò ricatti sul caso Visibilia, ottiene di essere parte civile nel processo alla ministra

Santanchè, sul banco degli accusatori sale pure l'ex socio che la minacciava
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«Se non si chiamava come si chiama era andata al Creatore, cadeva a terra alla prima botta (...) Io non butto lei ma butto gli altri, gli faccio toh toh sulle manine, ti faccio male». Così Giuseppe Zeno, uomo d'affari con sede alle Bahamas, minacciava Daniela Santanchè. Zeno mandava i suoi messaggi trasversali parlando con Dimitri Kunz, compagno del ministro del Turismo e suo socio nella holding di Visibilia. Negli audio, mandati in onda l'anno scorso da Piazza Pulita, Zeno indicava anche la somma sufficiente a cessare le ostilità, «mi dai i miei trecentomila euro e io scompaio».

I trecentomila non sono arrivati. E ieri Zeno chiede ed ottiene di costituirsi parte civile nell'udienza che vede la Santanchè, Kunz e altri quindici amministratori e consulenti di Visibilia imputati di falso in bilancio. Oltre a Zeno, sono stati ammessi come parte civile gli imprenditori Paolo e Gioacchino Borgia, anch'essi titolari di alcune quote della società, mentre altri due azionisti sono stati esclusi. Ma la posizione più in vista è sicuramente quella di Zeno, originario di Torre del Greco, da tempo trasferito alle Bahamas dove gestisce un gruppo «presente - dice - in venticinque paesi». Nel suo curriculum c'è anche una indagine della Procura di Napoli che lo accusa per un'evasione fiscale da 72 milioni in complicità con una famiglia di Salerno.

Dei procedimenti a carico della Santanchè, Zeno è stato uno dei promotori, con un esposto alla Procura della Repubblica nel giugno 2022. L'esposto, come dimostra l'audio mandato in onda dalla trasmissione di Corrado Formigli, venne preceduto nel luglio 2021 da un incontro in cui Zeno dettava a Kunz le sue condizioni per uscire di scena senza chiamare in causa la magistratura.

«Io sono un pulitore, metto a posto tutto - dice Zeno al compagno del ministro - sono molto bravo con le carte, le so muovere». Si candida a investire cento milioni nel gruppo editrice, ma spiega che ci sono anche altre strade, dice che la Santanchè e Kunz devono «capire se è loro interesse averlo in giro oppure no, può anche darsi che vogliano farsi i fatti loro senza gente in giro. Una via si trova, se mi volete fuori fatemi fare business con i vostri contatti». Normali proposte di affari, offerte di accordo? Il problema è che sono accompagnate da minacce esplicite, con la Santanchè che «se non si chiamava come si chiama era già andata al Creatore», e i suoi collaboratori che «si faranno male», «io metterò in croce i vostri avvocati, manderò all'aria i vostri revisori».

Nella sua costituzione in giudizio, Zeno sostiene di avere subito un danno da 179mila euro investendo nelle azioni di Visibilia, tratto in inganno dalla rappresentazione «assolutamente falsa» dello stato di salute dell'azienda fornito dai bilanci tra il 2016 e il 2022. Nel dialogo con Kunz del 2021, il finanziere di Nassau sembra dire il contrario, «quando ho cominciato a guardare Visibilia ho pensato che stavate facendo il pacco, visto come andava giù, questa è piena di debiti, cioè guardate il bilancio, marò...». Zeno si era presentato come salvatore di aziende in difficoltà, «io mi prendo la scatola vuota e mi prendo anche i debiti perchè il mio lavoro è questo (...) mi prendo la bad company, la chiamo Pizza e fichi" e la porto a capitalizzare cento milioni se no non mi diverto».

I difensori di Daniela Santanchè ieri si sono opposti inutilmente alla

ammissione di Zeno nel processo. Nella prossima udienza il giudice darà la parola alla Procura della Repubblica, che confermerà la richiesta di mandare il ministro sotto processo. Decisione finale, probabilmente il 26 novembre.

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