Sanzioni agli oligarchi, Ue in difficoltà: pioggia di ricorsi (persi) e figuracce

Dal miliardario Usmanov al pilota di F1 Mazepin: riabilitati dopo essere stati puniti. Bruxelles studia le contromisure

Sanzioni agli oligarchi, Ue in difficoltà: pioggia di ricorsi (persi) e figuracce
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Aguzzare l'ingegno, per non perdere (più) la faccia. Questa la linea che nei corridoi di Bruxelles va per la maggiore dopo aver prorogato le sanzioni contro Mosca fino a gennaio, e fino al 15 settembre prossimo anche quelle individuali. Peccato che l'Ue non riesca però ancora far fronte a quella falsa partenza: che dal 2022, inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, ha visto finire nelle lista nera 2.300 nomi. Celebri e meno noti, di cui non sono state prese in considerazione sfumature di grigio e che ora imbarazzano i 27. Su ordine della Corte Ue, o di propria iniziativa, Bruxelles continua infatti a «pagare» la fretta con cui ha messo nel mirino i filo-Putiniani (che certo ci sono, ma alcuni si sono espressi contro di lui o difficilmente hanno a che vedere con la guerra).

L'Ue continua a incassare sconfitte in tribunale perché non riesce a fornire prove circostanziate, aggiornando semestralmente i criteri con cui ha sanzionato cittadini russi o loro familiari. Tra questi, uno dei più combattivi è il miliardario uzbeko Alisher Usmanov, uno dei primi ad esser punito. Tuttora nella blacklist, ha ottenuto che dall'Ue non venga più chiamato oligarca, ma uomo d'affari. Tantomeno «prestanome di Putin», come lo definì Forbes (che ha perso la causa contro di lui) in un articolo base per le sanzioni a suo carico. Con nuovi ricorsi punta alla rimozione da quell'elenco di personalità di varia natura che solo grazie ai tribunali sono uscite pulite dall'accusa d'esser «facilitatori» dell'invasione: dalla madre del defunto capo della Wagner Prigozhin, l'84 enne Violetta Prigozhina, all'ex pilota di Formula 1 Nikita Mazepin, figlio del miliardario russo Dmitry. A causa delle sanzioni ha perso il posto nel team Haas e ha dovuto aspettare il marzo scorso per essere riabilitato, e solo a luglio è tornato in pista con i test GT3 in Ungheria. Nella sentenza, l'Ue ha dichiarato di non poter giustificare la sua permanenza nella blacklist e che è stato un errore inserire Mazepin nell'elenco per semplice «associazione» col padre. Uno dei tanti criteri per giustificare la scure su magnati, medici, atleti, filantropi.

La Corte Ue parla di situazione senza precedenti legata ai ricorsi: da 8-10 cause all'anno legate alla Russia ante 2022, se ne contano oltre un centinaio a causa del metodo Ue usato da principio per inseguire tesori da congelare. Casi che ritardano ora pure l'inclusione di veri oligarchi, fuori dalle sanzioni perché l'Ue teme altri buchi nell'acqua. Prove traballanti; in un caso perfino da social network. Il percorso di Usmanov è però quello più curioso. Noto tra le altre cose per aver finanziato restauri a Roma e in altre città valsi nel 2016 l'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, premiato come mecenate dal presidente Mattarella, è sotto inchiesta in Germania. Ma dopo due anni non ci sono state prove di attività criminali e i suoi avvocati hanno citato in giudizio la banca UBS per la presentazione di rapporti infondati su transazioni sospette, utilizzati per estendere le sanzioni dell'Ue contro di lui. Lo yacht Dilbar, valore circa 600 milioni di euro, di proprietà di un trust creato da Usmanov, è ancora sotto sequestro nel porto di Amburgo. Diversi tribunali europei hanno concluso che i media che l'avevano descritto come «l'oligarca preferito di Putin» non hanno potuto confermare la sua vicinanza alla leadership russa, mettendo in discussione la base stessa delle sanzioni. Le autorità Ue hanno già tolto dalla blacklist una delle sorelle, sempre dopo ricorso. Non ancora l'altra, ginecologa.

Per il futuro servono dossier inattaccabili, dicono oggi a Bruxelles, non sbrigative supposizioni e automatismi. L'Economist si è chiesto piuttosto come mai l'Ue non abbia inserito il magnate dell'acciaio Vladimir Lisin, sanzionato in Australia ma non da Bruxelles. Che ha preferito sportivi e pensionati.

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