Oggi arriva alla Camera il ddl di ratifica del Mes che, quasi certamente, sarà discusso a settembre. «L'interesse dell'Italia è affrontare il negoziato sulla governance europea, dove si discuta nel complesso nel rispetto del nostro interesse nazionale», ha dichiarato il premier Giorgia Meloni intervenendo in Parlamento prima di partire a Bruxelles per il Consiglio Europeo.
«Prima ancora di una questione di merito c'è una questione di metodo su come si faccia a difendere l'interesse nazionale», ha aggiunto il presidente del Consiglio, convinta che temi economici come il fondo Salva-Stati, l'unione bancaria e la riforma del patto di Stabilità vadano discussi insieme come un unico pacchetto. A tal proposito, l'economista Giulio Sapelli sostiene convintamente l'atteggiamento del governo Meloni: «Se si negozia tutto insieme spiega - si riducono i rischi per le nazioni meno forti come l'Italia anche perché il Mes non mi convince». Sapelli si dice contrario al Meccanismo europeo di Stabilità perché le modifiche degli ultimi mesi lo hanno reso peggiore. «È una trappola per topi molto più pericolosa di una volta», dice senza mezzi termini puntando il dito verso «la disattenzione» del commissario europeo Paolo Gentiloni «che non ha fatto assolutamente gli interessi dell'economia europea prima che italiana». Il problema del «nuovo Mes», secondo l'economista torinese, è che può decidere autonomamente sia quando sono stati sforati i limiti del debito sia la politica economica da attuare «senza consultazioni di sorta» in questi casi, ossia «quella dell'austerità che prevede il taglio delle pensioni, il taglio dei salari e dei servizi». Ma non solo. Visto e considerato che alcuni Stati, come la Germania, hanno ratificato il Mes solo dopo aver fissato vari paletti «ritengo che l'atteggiamento del governo sia giustissimo, mentre sentenzia Sapelli - è sconcertante che le opposizioni siano d'accordo con questo Mes».
Di diverso parere è invece Nicola Rossi, economista dell'Istituto Bruno Leoni secondo cui il Mes andrebbe ratificato: «Se non lo facessimo sarebbe come se dicessimo al mondo intero che pensiamo di poterci trovare in quella situazione e questo è un messaggio autolesionistico. Io, al contrario, - sottolinea l'esperto - penso che la politica prudente adottata da questo governo dica il contrario, ossia che noi in una situazione di crisi non ci troveremo mai». Insomma, «perché, in un momento in cui i mercati sono tranquilli, dovremmo noi suggerire che ci potremmo trovare in una situazione di emergenza?», si chiede ancora Rossi che suggerisce di affrontare insieme al Mes solo il tema dell'Unione bancaria e di tenere distinto il tema della politica fiscale europea. «Credo che ogni Stato membro si voglia sentir libero di commentarla e criticarla nel merito e nel metodo e, in una logica di scambio, questa possibilità di critica viene meno», è la conclusione a cui arriva Rossi.
Poi, c'è il tema dei tassi d'interesse rialzati dalla governatrice della Bce Christine Lagarde.
«Anche in questo caso la Meloni ha ragione al 100%», sentenzia Sapelli che attacca la politica delle banche centrali che credono di curare l'inflazione con il rialzo dei tassi: «Ha come unica conseguenza solo quella di eliminare il credito alle imprese». Rossi, invece, giudica come inevitabile che la Bce combatta il fenomeno dell'inflazione con gli strumenti che le sono propri «ma sulle tempistiche si può discutere».
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