Scade l'ultimatum, i Wagner in Niger

I Paesi dell'Ecowas decisi a "colpire" i golpisti. Che chiedono aiuto ai mercenari

Scade l'ultimatum, i Wagner in Niger
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L'ultimatum per la giunta golpista in Niger scade alla mezzanotte di oggi. Ma, secondo l'Afp, è da domani che in ogni momento sarebbe possibile l'«uso della forza» contro la giunta militare. L'Ecowas ha come obiettivo ottenere il rilascio del capo di stato deposto, Mohamed Bazoum, da 10 giorni «ostaggio» con la sua famiglia, la moglie e il figlio di 22 anni, nel palazzo presidenziale. Gli autori del putsch - ha fatto sapere Wassim Nasr, giornalista e ricercatore senior presso il Soufan Center - però avrebbero sollecitato l'aiuto del gruppo Wagner in vista della scadenza dell'ultimatum. La richiesta di appoggio alla Wagner sarebbe arrivata durante una visita del generale Salifou Mody, uno dei leader del golpe in Mali, dove avrebbe preso contatto con alcuni esponenti del gruppo fondato da Yevgeny Prigozhin. L'incontro è stato anche confermato da tre fonti maliane e da un diplomatico francese. «Hanno bisogno della Wagner perché potrebbe assicurare loro il mantenimento del potere», ha spiegato Nasr, e ha aggiunto che il gruppo starebbe valutando la richiesta.

L'atmosfera si scalda e non promette niente di buono. In diverse piazze di Niamey sono state istituite «brigate di vigilanza» per «monitorare la minaccia esterna». Mentre i capi militari dell'Africa occidentale hanno «definito» un piano per un «possibile intervento» dopo il fallimento della mediazione. «Sono stati fissati tutti gli elementi di una possibile azione, comprese le risorse necessarie e il modo e quando intendiamo dispiegare questa forza», ha spiegato il commissario per gli affari politici e di sicurezza dell'Ecowas Abdel-Fatau Musah. «Vogliamo che la diplomazia funzioni e vogliamo che sia chiaro» ai golpisti «il messaggio che stiamo dando loro tutte le opportunità di fare marcia indietro», ha aggiunto. «L'Ecowas non dirà ai golpisti quando e dove colpiremo» ha intimato però Musah. Questa è una «decisione operativa che sarà presa dai capi di stato» del blocco di Paesi aderenti all'organizzazione.

La Francia, che gioca un ruolo fondamentale nella partita, rincara la dose. E ha affermato di sostenere «con fermezza e determinazione» gli sforzi dell'Ecowas per far fallire il tentativo di golpe. «Sono in gioco il futuro del Niger e la stabilità dell'intera regione», ha dichiarato il ministro degli Esteri francese Catherine Colonna. Il capo della diplomazia d'Oltralpe ha pure ricevuto ieri al Quai d'Orsay il primo ministro del Niger, Ouhoumoudou Mahamadou, accompagnato dall'ambasciatrice, Aichatou Boulama Kane. «La ministra ha riaffermato il pieno sostegno della Francia al presidente Bazoum e al suo governo», ha detto la diplomatica. La Francia intanto ha portato via mille persone dal Niger, 500 non francesi, tra i quali «molti italiani». Colonna ha poi ribadito che un eventuale ritiro dei 1.500 militari francesi di stanza in Niger per combattere il jihadismo «non è all'ordine del giorno».

Il tempo però sta per scadere e finora quattro Paesi (Nigeria, Senegal, Costa d'Avorio e Benin) hanno annunciato di voler partecipare a un eventuale intervento. Tuttavia, i governi del Mali e del Burkina Faso, entrambi saliti al potere dopo colpi di Stato nel 2022, hanno fatto sapere che considererebbero un intervento una «dichiarazione di guerra» e hanno assicurato che in questo caso sosterranno con le truppe i militari golpisti del Niger. Mentre il ministro della Difesa del Ciad, Daoud Brahim Yaya, ha assicurato che il suo Paese non sosterrà l'azione militare e ha auspicato il dialogo. «È responsabilità del popolo nigerino misurare la gravità della situazione e prendere una decisione.

Per questo il Ciad non interverrà mai militarmente», ha dichiarato Yaya alla tv di Stato. Il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune invece esprime il suo sostegno a Bazoum ma ritiene che la soluzione della crisi «deve essere realizzata con mezzi pacifici».

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