Scala assaltata dal letame "pacifista"

Protesta dei centri sociali alla Prima di Milano. Poi le divise evitano danni e scontri

Centri sociali davanti alla Scala di Milano col letame
Centri sociali davanti alla Scala di Milano col letame
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Il tentativo di ingentilire a parole il gesto definendolo genericamente «flash mob» non può andare a segno se la materia prima è il letame. Ed è proprio quello che ieri mattina intorno a mezzogiorno è stato scaricato su un tappeto rosso srotolato apposta per l'occasione (a simboleggiare il red carpet che ci sarebbe stato in serata) davanti all'ingresso del teatro «La Scala» a poche ore dalla Prima.

Con questo blitz nel giorno più milanese dell'anno, quello che celebra il patrono meneghino Sant'Ambrogio, gli attivisti del centro sociale «Cantiere» hanno ottenuto la visibilità che cercavano, esemplificando nella maniera più cruda possibile il loro pensiero che non hanno mancato di esprimere poco dopo a parole, ovvero: «La guerra e il genocidio sono uno spettacolo di merda». «Si tagliano le spese sociali e sanitarie e intanto si finanzia la guerra» hanno urlato i manifestanti schierati davanti al Piermarini con cartelli che riportavano slogan di denuncia mentre accendevano i fumogeni e dopo aver posato in mezzo al letame le foto della presidente del consiglio Giorgia Meloni, del presidente del Senato Ignazio La Russa, del vicepremier e ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini e del premier israeliano Netanyahu. Gli agenti della Digos verificheranno domattina le posizioni dei circa 15 ragazzi coinvolti nel blitz. La maggior parte - già identificati e risultati «noti» come militanti del centro sociale di via Monte Rosa - verranno denunciati in Procura.

Una decina di minuti in tutto e la polemica degli antagonisti ha chiuso i battenti, anticipando solo di poche ore il «solito» corteo autorizzato del sabato pomeriggio che ieri ha visto coinvolti tutti gli altri attivisti compresi i sindacati di base e i Pro Pal contro il ddl e la guerra e partito da corso Venezia e via Palestro intorno alle 15.30 con molti meno dei 1.500 partecipanti previsti. Il serpentone, che è passato anche per piazza Duomo, ha raggiunto la zona di largo Cairoli, davanti al Castello Sforzesco dove la manifestazione si è conclusa con un bengala lanciato contro la statua di Giuseppe Garibaldi, ma decisamente prima del previsto, anche a causa della pioggia e del freddo pungente di ieri pomeriggio.

La zona rossa - l'area «protetta» che circonda il Piermarini e quella più adiacente - ieri era super blindata e non solo ha contato sul consistente presidio delle forze dell'ordine previsto per le grandi occasioni (e anche molto di più) ma quest'anno è sembrata più estesa e più vuota del solito, a tratti un po' spettrale. Lo stesso corteo del sabato pomeriggio ha potuto solo girare attorno all'area, ma gli strali di slogan e le proteste - nonostante qualche momento di tensione proprio in via Santa Margherita, in via Mengoni e in via Tommaso Grossi, quindi a due passi dalla Scala - hanno solo sfiorato come un'eco lontana questa zona completamente chiusa al traffico e a qualsiasi tipo di ingerenza esterna che non fosse strettamente legata all'evento della Prima. Poca cosa è stato dalle 14 alle 16 anche il sit-in, annunciato e previsto, organizzato davanti al teatro da «Ponte Atlantico» in sostegno del popolo ucraino.

Un piccolo gruppo di appartenenti alla comunità ucraina milanese (otto in tutto) hanno voluto esprimere, com'era già accaduto in passato, il proprio dissenso in particolare contro la presenza di Anna Netrebko, soprano russo che ieri sera alla Prima verdiana de «La Forza del destino» ha interpretato Donna Leonora accusata di posizioni politiche filo Putin, ma che ieri sera è stata applauditissima durante l'opera.

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