Scala, Barbara Berlusconi nel cda

Il primo ruolo pubblico per la figlia del Cavaliere, scelta dalla Regione Lombardia

Scala, Barbara Berlusconi nel cda
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Barbara Berlusconi è stata indicata da Regione Lombardia come consigliere nel cda della Fondazione Scala in via di rinnovo. A firmare il decreto è stato ieri il governatore Attilio Fontana che, in un comunicato, le ha ambrosianamente augurato «buon lavoro». Con lei che, stringata, in una nota ha ringraziato «per la fiducia accordata». Quarant'anni, una laurea in Filosofia, cinque figli tutti maschi, la terzogenita di Silvio Berlusconi è socia della Cardi Gallery, galleria d'arte contemporanea con sedi a Londra e a Milano e siede nel cda di Fininvest dal 2003. Più nota al grande pubblico per essere stata amministratrice delegata del Milan, oggi con i fratelli Luigi ed Eleonora riveste lo stesso ruolo nella Holding Italiana Quattordicesima, società di investimento in private equity e venture capital con partecipazioni in aziende e società in Italia e nel mondo. Attiva nel sociale con il finanziamento di attività educative e di recupero di ragazzi in difficoltà, al Piermarini prenderà il posto di Nazzareno Carusi, responsabile Cultura di Forza Italia.

Un fatto che, con tutta evidenza, non si limita a essere notizia di cronaca aziendale e tantomeno solo culturale, perché è la prima volta che un erede Berlusconi assume un ruolo pubblico. Rispondendo forse all'eterna domanda di chi dei cinque avrebbe un giorno potuto raccogliere il testimone del padre con un impegno nella politica o quantomeno nella società civile. Ed è da qui che, evidentemente, con i fratelli Marina e Piersilvio impegnati nella guida delle aziende di famiglia, Barbara ha deciso di compiere quello che potrebbe essere il primo passo di un percorso più lungo. Perché recentemente non erano di certo sfuggite le sue uscite, con ben due interviste piuttosto pesanti e molto politiche in soli undici giorni al Tg1 di prima serata, davanti a qualche milione di telespettatori. Una per parlare della separazione delle carriere dei magistrati («Solo un primo passo, ma con un grande significato simbolico: lo avrebbe certamente per mio padre che si è battuto tutta la vita per una magistratura imparziale e meno politicizzata») e la seconda per difendere la premier Giorgia Meloni indagata nel caso Almasri («Il pensiero va all'avviso di garanzia che raggiunse mio padre mentre presiedeva il G7 a Napoli»). Segnali da aggiungere ai messaggi non certo teneri lanciati al sindaco di Milano Giuseppe Sala, definendo le sue titubanze sul destino dello stadio di San Siro e sui progetti a Rozzano e San Donato aveva parlato di «una commedia che umilia Milano». Parole che non erano piaciute a Sala, pronto a replicare stizzito: «Se ha idee, opinioni, viste la sua esperienza anche passata con la sua famiglia, è giusto che si faccia sentire dalle squadre». Inevitabile lo scontro sull'intitolazione a Berlusconi dell'aeroporto di Malpensa: «Da figlia sono amareggiata che il sindaco della città così tanto amata da mio padre, usi la sua figura per spostare l'attenzione mediatica dalle proprie difficoltà amministrative». Elencandole: «Dall'incredibile vicenda dello stadio, alla sicurezza, alla viabilità, al totale immobilismo del settore edilizio dovuto agli scontri con la procura».

Parole che avevano fatto fantasticare su una possibile candidatura di un Berlusconi a sindaco di Milano. Ora i due si troveranno nel cda della Scala, di cui Sala in quanto primo cittadino è di diritto presidente. E lì si vedrà se sarà vero odio o magari amore.

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