Scandali e inchieste. Il Pd sotto schiaffo da Torino a Palermo

Una deputata dell'Antimafia è indagata per corruzione e associazione per delinquere. Imbarazzo per Emiliano

Scandali e inchieste. Il Pd sotto schiaffo da Torino a Palermo

Ma che razza di partito è diventato il Pd? E di che cosa parla esattamente, Matteo Orfini, quando a proposito del partito che presiede pronuncia frasi quali: «Se c'è Mafia Capitale noi dobbiamo diventare Antimafia Capitale»; oppure: «Eravamo troppo impegnati in scontri interni, perciò non abbiamo visto, non ci siamo accorti di che cosa stava accadendo»?

Non sono solo le frasi dei suoi dirigenti, ma la stessa cronaca quotidiana a superare i limiti imposti dalla fantasia, e un'ilare contezza. Al punto che per il Pd si potrebbe usare la frase (falsamente) attribuita a Goethe, quindi titolo di un fortunato libretto di Benedetto Croce, a proposito di Napoli «paradiso abitato da diavoli». Solo che del paradiso, il partito renziano, offre assai poco. Se non, forse, la vaga maomettana promessa di potere, fiumi di denaro, prebende, maneggi e armeggi.

Bollettino minuto della giornata trascorsa. A proposito del partito dell'Antimafia: una delle deputate pidì della commissione, Luisa Bossa, risulta da ieri iscritta sul registro degli indagati a Ercolano (Napoli) per uno scandalo riguardante gli appalti per una caserma dei carabinieri. Associazione per delinquere, corruzione e turbativa d'asta i titoli dei reati imputati alla deputata e all'ex assessore alla Legalità (!), Ferdinando Pirone. Ad aprile erano stati indagati altri protagonisti di questa vicenda: il sindaco Vincenzo Strazzullo, il vicesindaco Antonello Cozzolino, l'assessore ai lavori pubblici, Salvatore Solaro, più un po' di consiglieri. Tutti figli dell' orgoglio Pid ì. Nuovo corso mica tanto: la situazione della città un tempo dominata dalla signora Bassolino, Teresa Armato, era ampiamente venuta alla luce durante la battaglia per le candidature alle Regionali, con accuse e contraccuse feroci, ritiri in corsa, minacce di commissariamento e la Bossa (ex sindaco) a commentare: «È una commedia, rischia di diventare dramma».

Ora il dramma tocca lei. Nulla o poco, se paragonato però alla situazione di una Regione nella quale i cavilli degli azzeccagarbugli di Vincenzo De Luca hanno messo sia la popolazione sia Renzi in un bel rovo di spine e ben poche uscite. Forse la spunteranno, forse no; resta il prevedibile epilogo di una regione senza governo che potrebbe rivotare in autunno.

Emerge così la profonda debolezza del segretario pidino di fronte a un corpaccione di un partito fatto di carne (soprattutto), ossa e cartilagine (tanta). Ma non può valere come scriminante. Anche perché i metodi renziani, calati in periferia, paiono autorizzare ogni sorta di malversazione e sopruso. E se il partito è nel marasma più completo (persino il Pd trentino rischia il commissariamento per liti intestine), a dare il segno di una continuità restano le inchieste della magistratura. Roma piange il sindaco Marino (da ieri in ospedale per coliche, auguri) - un altro che non c'era e se c'era non vedeva -, ma Palermo non ride affatto. Lo scandalo del governatore Rosario Crocetta e del suo chirurgo personal body designer Tutino sta provocando un terremoto. Tra un paio di giorni saranno formalizzate le dimissioni dell'assessore alla Sanità, Lucia Borsellino, figlia del giudice, che aveva prestato nome e faccia al nuovo corso. Mal gliene incolse: «Il clima che si respira in giunta non è quello della trasparenza», ha fatto sapere, confermando anche i sospetti circolati nei mesi scorsi circa l'ingerenza del governatore nella scelta di alcuni manager che lei non avrebbe mai nominato. «I motivi che mi avevano spinto a entrare in questa giunta non esistono più», ha scritto l'assessore nella lettera inviata al presidente della Regione e negli sms ai propri amici e collaboratori. Vergogna, disagio, tradimento della propria buona fede: la Borsellino, che ha collaborato in maniera puntuale e concreta sull'inchiesta condotta dalla Procura (lo ha detto Lo Voi, procuratore capo di Palermo), non ha esitato a definire questi due anni di «legalità» pidina «devastanti». Presumibilmente simili a quelli della Rimborsopoli «Calabrian style» di Mario Oliverio. E anche sulla Puglia di Michele Emiliano una nube s'addensa. Appena insediato, il governatore ha nominato addetta stampa la compagna Elena Laterza, già sua portavoce al Comune di Bari. Conflitto di interessi, ma amorevole.

Questioni meridionali? Non tanto, volendo considerare l'ennesimo scandalo delle firme false che si abbatte sulla giunta piemontese di Chiamparino, ieri caduto dal pero. «Se ci sono ombre lascio e mi ripresento», ha ammesso. Mollare e chiedere perdono proprio no. Non è il caso, Poveri Diavoli del Pd.

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