Scatta l'effetto-Giggino. La Lega lo stana e il Pd apre a Cartabia

Salvini a Di Maio: sostenga i referendum. Plauso dem alle proposte del ministro

Scatta l'effetto-Giggino. La Lega lo stana e il Pd apre a Cartabia

Le scuse sono un fatto politico, ma per diventare una politica servono i fatti. Scioglilingua che riassume l'atteggiamento di quanti attendono al varco Luigi Di Maio dopo la lettera al Foglio con le scuse per il caso Uggetti. Mentre si passano al setaccio anche le virgole del messaggio dell'ex capo politico, ci si chiede se è la posizione prevalente tra i 5s e se si tradurrà in voti sui provvedimenti in tema di giustizia.

Nonostante l'appoggio di Giuseppe Conte e il neo-garantismo da tengo-famiglia di Beppe Grillo, che il morbo manettaro non sia svanito lo dimostra, tra le altre cose, l'incredibile articolo di ieri del Fatto quotidiano. Fantascientifico fin dal titolo: «Di Maio si scusa con Uggetti (che era reo confesso)». Dunque per il giornale di riferimento dei pentastellati, si può essere rei confessi e assolti, chiaro segno della cultura giuridica kafkiana che ha alimentato la gogna grillina in questi anni.

Di certo il messaggio di Di Maio serve a indicare quella che lui vede come l'unica via per dare un futuro al Movimento: moderato e centrista. Un riposizionamento utile anche per rinsaldare i rapporti con il Pd. Un atto che potrebbe mettere in una diversa prospettiva le manovre intorno alla riforma della giustizia. Ieri Enrico Letta ha approfittato del varco aperto da Di Maio per schierare apertamente il Pd a favore della riforma Cartabia: «Il ministro ha impostato il lavoro nel modo giusto», scandisce esortando la maggioranza ad «aiutarla, ad esempio a superare alcuni principi dell'autogoverno della magistratura» che, si affretta a puntualizzare «non vuol dire minare l'indipendenza della magistratura, in cui crediamo moltissimo, ma rafforzarla».

Salvini approfitta invece per tentare di stanare il M5a: «Propongo a Di Maio un impegno per sostenere i referendum che la Lega e il Partito radicale stanno preparando: mirano prima di tutto a restituire ai magistrati indipendenza». Salvini rilancia così la sfida che, in caso non si riuscisse a varare la riforma Cartabia, rischia di diventare uno spartiacque per la maggioranza, nonostante quello che sostiene il leader della Lega: «L'obiettivo non è indebolire il governo, come ha erroneamente detto qualcuno dalle parti del Pd, ma rafforzarlo. Offrendo il sostegno popolare per alcune riforme che il solo Parlamento potrebbe faticare a concretizzare».

Anche la presidente dei senatori di Forza Italia pungola il M5s: «Il ripudio della gogna giudiziaria fino a sentenza definitiva e anche successivamente - dice Anna Maria Bernini- è infatti anche il ripudio della riforma Bonafede e della prescrizione senza fine, per cui ora ci aspettiamo che cadano veti e distinguo sulla riforma Cartabia, che disegna, appunto, un sistema giudiziario senza gogne e senza processi a vita».

Il sottosegretario agli Esteri Benedetto della Vedova valuta positivamente la lettera di Di Maio ma resta scettico sugli effetti sul rapporto tra politica e giustizia: «Bisognerà vedere se in Parlamento assumeranno comportamenti conseguenti».

«Contano i fatti concreti -.

chiosa il responsabile giustizia di Azione, Enrico Costa - Voteranno i nostri emendamenti sulla presunzione d'innocenza, contro il processo mediatico, per evitare le conferenze stampa dei Pm con proiezione di video e nomi assegnati alle inchieste? Voteranno per l'oblio in rete per gli assolti, per il divieto di pubblicazione dell'ordinanza di custodia cautelare e delle intercettazioni? Voteranno per l'estensione del segreto istruttorio?». In settimana il ministro incontrerà i capigruppo della maggioranza e si vedrà se davvero tira aria di svolta.

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