«Guarda, io sono tornato a casa per il weekend, al massimo la seguirò online su Zoom» ci dice un deputato poche ora prima dell'inizio dell'assemblea congiunta dei parlamentari M5s. E già si capisce che la riunione, presentata alla stregua di un «appuntamento storico», in realtà non è nient'altro che «le solite due ore di sfogatoio», come spiega un'altra fonte parlamentare. Ci si aspettava una decisione sugli Stati generali, in realtà è più probabile che verrà formato un comitato ristretto per stabilire le regole del congresso grillino, la data e le modalità. I parlamentari chiedono tempi stretti, «entro fine ottobre», ma il M5s naviga a vista. E lo si capisce dalle defezioni all'assemblea.
Assenti tutti i ministri, a cominciare da Luigi Di Maio, impegnati a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte a partire dalle 18 e 30. Disertano l'auletta dei gruppi di Montecitorio anche Fico, sottosegretari e viceministri come Laura Castelli, del Mef, pure lei impegnata a Chigi. Alla fine si presenta il reggente Vito Crimi, che fino al primo pomeriggio aveva fatto sapere di voler dare forfait. Invece fa di nuovo da parafulmine e si sottopone al fuoco incrociato dei peones inferociti. Il capo politico schiva i colpi e prova a uscire dall'impasse tirando fuori tre proposte, da vagliare all'interno dei gruppi parlamentari. La prima è eleggere subito un capo politico su Rousseau, idea che riscuote l'approvazione soltanto degli uomini più vicini ad Alessandro Di Battista. La seconda opzione è il varo immediato di un organo collegiale, sempre da votare attraverso la piattaforma di Davide Casaleggio. Infine l'ipotesi preferita dalla gran parte dei gruppi e dal correntone Di Maio-Fico-Taverna: ovvero l'avvio del percorso che porterà verso gli stati generali e la costituzione di un gruppo di lavoro chiamato a elaborare regole e modalità del congresso grillino in tempi brevi. Nella commissione dovrebbero trovare posto parlamentari, europarlamentari, consiglieri regionali e consiglieri comunali. Un passaggio intermedio, quello di ieri, con Crimi che ha invitato gli eletti di Montecitorio e Palazzo Madama «a riflettere», presentando le alternative con tanto di slide. In vista di una riunione risolutiva prevista per lunedì pomeriggio tra Crimi, il capodelegazione al governo, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, ministri e viceministri grillini. Compreso, quindi, Di Maio descritto da diverse fonti come «il più attivo in questa fase».
Prima che l'assemblea decidesse di non votare sulle tre proposte e optasse invece per una consultazione «via email» da svolgersi nei prossimi giorni, per tutta la giornata si erano rincorse voci sul reggente. «Vito si è rotto i c...», dice al Giornale un esponente grillino di lungo corso. Crimi sarebbe esausto e pronto a passare la mano addirittura la prossima settimana. Qualcuno lo voleva addirittura dimissionario in questi giorni per far posto alla capogruppo in Regione Lazio Roberta Lombardi, membro più anziano del comitato dei garanti. A parte la tempistica, comunque è arrivata al capolinea l'avventura di Crimi leader reggente.
Mentre continua la melina sugli stati generali infuria la battaglia sul ruolo di Davide Casaleggio. È questo il punto che potrebbe portare all'implosione del M5s. Circostanza però al momento esclusa da alcuni dei partecipanti all'assemblea, che confidano che invece si troverà una soluzione sulla piattaforma Rousseau. Magari un contratto da stipulare con il figlio del cofondatore, che diventerebbe un fornitore di servizi esterno. Intanto però è scontro tra i probiviri e i capigruppo di Camera e Senato sui provvedimenti disciplinari per i «morosi», partiti dopo la lettera di Casaleggio in cui il guru invitava a regolare i conti. Secondo alcuni parlamentari, la mano dei probiviri sarebbe stata «armata» proprio da Casaleggio, e anche sulle espulsioni si sta cercando una mediazione per evitare che il governo abbia problemi al Senato.
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