Schiacciata in bici da un tir. A Milano è strage di ciclisti

La 28enne ha cercato di allertare il conducente: colpita e trascinata per metri. È la quinta vittima da inizio anno

Schiacciata in bici da un tir. A Milano è strage di ciclisti
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Chi si trovava lì, in piazza Medaglie d'Oro, ieri mattina poco prima delle 10, l'ha vista battere la mano, disperata, sulla fiancata del camion con la speranza di essere sentita, di essere vista, che l'autista di quell'enorme mezzo in qualche modo si accorgesse di lei, laggiù, in sella alla sua bici un po' vintage col manubrio da ciclista. Chi era lì, inutile spettatore in una Milano appena rientrata dalle ferie, all'incrocio con via Caldara dice di avere tentato in qualche modo di attirare lo sguardo all'autista del camion. Ma niente è servito a nulla. Francesca Quaglia, 28 anni, agganciata dal tir è rimasta schiacciata sotto le ruote e trascinata per parecchi metri prima che il conducente si accorgesse di quello che era successo. Per lei non c'è stato niente da fare. Era già morta quando sono arrivati i mezzi di soccorso, l'ambulanza, i pompieri, i vigili che dovranno ricostruire come possa essere accaduto. Dalle prime ricostruzioni, sembra che la bici e il camion fossero fermi al semaforo poco prima dell'impatto, avvenuto probabilmente quando è scattato il semaforo verde. Una dinamica che purtroppo pare non potrà essere confermata dalle immagini di videosorveglianza, dal momento che la telecamera che riprende il luogo dell'incidente è di tipo «brandeggiante», ovvero di quelle che ruotano. In quel preciso momento non era puntata sull'area dell'incidente. Lui, il conducente, 54 anni sarà indagato per omicidio stradale. Chi era lì quando tutto era già ormai successo lo ha visto disperato, fermo con la testa tra le mani, in stato di choc finché i soccorritori non l'hanno portato all'ospedale. In via Caldara è rimasto il camion, di una ditta specializzata nei trasporti per scavi, demolizioni, movimento terra con il suo cassone vuoto. Poco più in là la bicicletta. E il corpo di Francesca, quinta ciclista investita da un camion dall'inizio dell'anno a Milano, sesta se questo terribile conto parte da novembre. Questa volta pare non c'entri niente la questione dell'«angolo cieco» che impedisce la visuale ai mezzi pesanti. Tanto che il Comune ha vietato dal primo ottobre l'ingresso in città ai camion che non sono dotati degli appositi sensori. Perchè i numeri sono da paura. A Milano, certo, ma non solo. Sono 16 i ciclisti morti sulle strade in Italia solo ad agosto, 126 dall'inizio dell'anno contati dall'Osservatorio Asaps-Sapidata dell'Associazione sostenitori della Polizia stradale e 263 i pedoni. Francesca nata a Medicina in provincia di Bologna, dopo aver vissuto in Svezia, stava da cinque anni a Milano dove ha frequentato l'università Statale per la laurea magistrale in lingue e dove lavorava come traduttrice per la rivista «Mulieris magazine. Aveva certo più dimestichezza con le parole che con i numeri nelle sue «virgole di vita» come le definisce sul suo profilo social. Quelle virgole diventate ieri un punto. L'ultimo di una scia di incidenti iniziata a Milano il 1° febbraio, quando la 38enne Veronica D'Incà in sella alla sua bici è stata travolta da un camion che l'ha stretta all'angolo tra piazzale Loreto e viale Brianza. Il 20 aprile, in pieno centro, di fronte alla biblioteca Sormani ha perso la vita la ciclista 39enne Cristina Scozia, travolta da una betoniera.

E la mattina dell'8 maggio un ciclista cinese di 55 anni è stato investito e ucciso da un tir in via Comasina, all'angolo con via per Novate. Prima di Francesca, il 22 giugno, una donna di sessant'anni, Alfina D'Amato, è morta dopo esser stata travolta da una betoniera in piazza Durante.

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