In Germania ha vinto il partito debole (la Spd) con il candidato forte (Olaf Scholz), battendo il partito forte (la Cdu) con il candidato debole (Armin Laschet). Si possono riassumere così le ultime ore dallo spoglio delle schede, che hanno confermato la vittoria ai punti dei socialdemocratici con il 25,7% in netta crescita sul 24,1% ottenuto dalla Cdu/Csu in netto calo. In un sistema presidenziale e maggioritario, Scholz sarebbe il nuovo capo del governo in pectore ma nella Repubblica federale diventa cancelliere chi mette insieme la maggioranza assoluta dei membri del Bundestag. Per guidare il prossimo governo, il candidato socialdemocratico ha dunque bisogno del sostegno di Verdi e Liberali, due partiti, al pari del suo, usciti più forti dalle urne. L'unica alternativa sarebbe il ritorno alla grande coalizione con la Cdu, a parti però invertite, con i socialdemocratici alla guida e i moderati nel ruolo di soci di minoranza. Un'ipotesi che al momento non piace a nessuno. Così lunedì Scholz ha auspicato la formazione di un governo sociale, ambientalista e liberale. L'ipotesi della coalizione dei vincitori entusiasma però più le sinistre che i Liberali: è il termine sociale, che fa spesso rima con tasse, che non infiamma i cuori nel partito di Christian Lindner, più interessato ad abbassare le tasse per stimolare la trasformazione dell'economia tedesca in senso ambientalista. Le ambizioni di Scholz trovano invece conforto nelle parole del dirigente dei Verdi Michael Kellner che parlando ad Ard ha elencato i punti di contatto fra il suo partito e la Spd: un welfare più inclusivo, tasse più alte per i ceti più abbienti, un ritocco al rialzo al salario minimo legale e investimenti per trasformare l'infrastruttura del Paese nel senso della sostenibilità. Sicuro di sé, Scholz si è intanto divertito a rispondere in inglese a un giornalista britannico nel corso di una conferenza stampa lunedì mattina. Un piccolo show a dimostrare la sua competenza e capacità anche in ambito internazionale.
Laschet dal canto suo è convinto di avere ancora le carte per guidare il prossimo governo alleandosi anche lui con i Verdi e i Liberali. Chiudendo entrambi gli occhi sul tracollo elettorale, Laschet ha invocato il «mandato chiaro» ricevuto dagli elettori a formare il governo. Laschet può vantare rapporti eccellenti con i Liberali con i quali governa nel suo Nord Reno-Vestfalia. Il suo problema semmai è il clima da resa dei conti che sta crescendo in un partito ancora sotto shock per aver raggiunto il minimo elettorale dal Dopoguerra. Molti dirigenti Cdu/Csu oggi non pensano al governo ma a vendicarsi. «Non si può avere alcuna pretesa di formare un governo quando si arriva al secondo posto», ha messo le mani avanti il governatore bavarese e leader della Csu Markus Söder.
Alla corte spietata di Laschet e Scholz, Verdi e Liberali hanno risposto decidendo, a sorpresa, di consultarsi fra loro, verificare i punti di contatto fra le rispettive piattaforme programmatiche e solo dopo rivolgersi a uno dei corteggiatori.
Scholz ha anche auspicato la formazione del prossimo governo entro Natale ma in verità il fattore tempo è con lui: il partito socialdemocratico gli è riconoscente per aver interrotto una lunga serie di batoste elettorali e per aver saputo intercettare il favore di tanti tedeschi. Al contrario Laschet è sulla graticola e sarà perdonato dai suoi compagni di cordata solo se saprà portare a casa la poltrona di Angela Merkel.
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