Sciopero, scontri e feriti. Bruciate le foto di Meloni

Gli antagonisti a Torino attaccano la polizia: sei agenti contusi. Occupati al grido di "Intifada" i binari della stazione di Porta Susa

Sciopero, scontri e feriti. Bruciate le foto di Meloni
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La giornata dello sciopero generale contro la manovra del governo si chiude con due immagini che sovrastano gli slogan rilanciati dai segretari di Cgil e Uil dalle piazze di Bologna e Napoli: i poliziotti rimasti contusi negli scontri di Torino, e le foto di Meloni e Salvini date alle fiamme dagli antagonisti. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi a mobilitazione conclusa parla di «clima pesante».

Da Bologna, davanti a circa 50mila manifestanti, il segretario della Cgil Landini rivendica «mezzo milione» di persone nei cortei di tutta Italia. In piazza tanti indossano dei gilet rossi e incitano a quella «rivolta sociale» invocata dal segretario nelle scorse settimane. «Dopo quest'oggi possiamo dire che il governo non rappresenta la maggioranza del Paese - dice dal palco Landini - Possiamo tranquillamente dire che più di 500 mila persone hanno scelto di essere in piazza per difendere la libertà e i diritti di tutti». A Firenze le sigle rivendicano 70mila partecipanti e con il risultato degli Uffizi chiusi per sciopero. Da Napoli il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri conta circa 20mila persone in corteo e attacca il ministro Salvini: «Ci ha detto che siamo ridicoli, e quegli insulti sono forse rivolti a queste persone che riempiono 40 piazze e che chiedono soltanto di essere ascoltati. Noi rispondiamo con piazza e democrazia».

A Milano per la mobilitazione sono saltate le prove del concerto alla Scala per i cento anni dalla morte di Giacomo Puccini, perché a incrociare le braccia sono stati professori d'orchestra e coristi. Sul fronte del trasporto aereo, Ita fa sapere che «si è vista costretta a cancellare 109 voli, di cui 18 internazionali e 91 domestici». Ma è a Torino che la tensione sale, quando al termine della manifestazione sindacale che ha attraversato le vie del centro, alla stazione di Porta Nuova scattano gli scontri tra le forze di polizia e gli antagonisti che avevano partecipato al corteo, composto anche da attivisti pro-Palestina. Occupati i binari della stazione al grido «Intifada, Intifada», con il conseguente blocco della circolazione dei treni. Tutto, secondo gli investigatori della Digos, sotto la regia del centro sociale torinese Askatasuna. I manifestanti hanno cercato di entrare anche nella stazione di Porta Susa sfondando il cordone a protezione dell'edificio. Qui sono stati bruciati un fantoccio di Salvini e diversi cartonati con i volti di Meloni, Crosetto e dell'ad di Leonardo, Roberto Cingolani, al grido «dimissioni». Bilancio: sei agenti dei reparti mobili contusi. «Insulti, scontri con le forze dell'ordine (a loro va tutta la nostra solidarietà), foto bruciate. I soliti «democratici», tolleranti solo con chi la pensa come loro. Penosi. Se, anziché manifestare pacificamente, aggredisci agenti in divisa e occupi i binari ferroviari non sei un manifestante ma un delinquente, e i delinquenti meritano la galera», commenta Salvini a fine giornata. Anche il titolare del Viminale Piantedosi esprime preoccupazione: «Oggi a Torino le stesse bandiere sventolate in nome della pace sono state scagliate contro gli operatori di polizia. Un clima pesante alimentato da frange estreme che si organizzano con il solo scopo di attaccare chi opera per garantire il diritto di manifestare le proprie idee. In una giornata complicata come questa, voglio ancora una volta ringraziare tutte le Forze di polizia che hanno saputo gestire con equilibrio e professionalità le molteplici manifestazioni e i momenti di criticità». E il presidente del Senato Ignazio La Russa condanna «fermamente i gravi incidenti causati oggi a Torino dagli antagonisti e ribadisco il mio forte e convinto sostegno alle donne e agli uomini delle forze dell'ordine.

Quanto avvenuto - dice - non ha nulla a che vedere con il diritto a un dissenso legittimo e costruttivo. È urgente porre fine a queste ripetute manifestazioni di violenza e ristabilire un clima di confronto civile e democratico, fondato sul dialogo e sul rispetto».

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