C'è anche uno «scisma» di guerra a dettare i tempi del conflitto in Ucraina, con il possibile spostamento del Natale per segnare ancora di più la distanza tra Kiev e Mosca. Sono infatti aumentati i cristiani ucraini che hanno scelto di festeggiare il 25 dicembre e non il 7 gennaio, ovvero la data cara agli ortodossi. La mossa segue un provvedimento che vuole mettere al bando la Chiesa russa, accusata di collaborazionismo con il Cremlino: già da mesi la Chiesa greco-cattolica e quella ortodossa si sono distaccate dal Patriarcato di Mosca, mettendo nel mirino Kirill, vicino a Vladimir Putin e fermo sostenitore della guerra. Ma, oltre al Natale, i distinguo tra ortodossi riguarderanno anche la Pasqua, come annunciato dal Patriarca ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo, secondo cui presto si potrebbe festeggiare la Pasqua lo stesso giorno dei cattolici. Sul punto Papa Francesco auspica che questa riunificazione di date avvenga senza fratture tra gli ortodossi.
Al di là di calendari e ricorrenze religiose, la pace resta ancora lontana. Ne hanno parlato al telefono il primo ministro dell'India Narendra Modi e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: «Ho avuto una telefonata con il primo ministro dell'India e gli ho augurato una presidenza del G20 di successo. È su questa piattaforma che ho annunciato la formula di pace e ora conto sulla partecipazione dell'India alla sua attuazione», ha twittato il presidente ucraino, per poi chiedere l'esclusione della Russia dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dall'Onu stessa. Il motivo? Kiev ritiene che la presenza di Mosca nell'organizzazione sia «illegittima» a causa di irregolarità nel processo di adesione dopo la dissoluzione dell'Unione sovietica nel 1991. Per questa ragione l'Ucraina invita gli Stati membri delle Nazioni Unite «a riprendere l'applicazione della Carta delle Nazioni Unite nel contesto della legittimità della presenza della Federazione Russa nelle Nazioni Unite, a privare la Federazione Russa del suo status di membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e escluderlo dall'ONU nel suo complesso». Solo dopo che la Russia avrà soddisfatto le condizioni per l'adesione all'organizzazione potrà essere ammessa all'adesione.
Nel mezzo c'è un inverno rigido a cui Zelensky è convinto che gli ucraini sopravviveranno, perché «sanno per cosa stanno combattendo scrive su Telegram - abbiamo resistito all'inizio della guerra, abbiamo sopportato attacchi, minacce, ricatti nucleari, terrore, attacchi missilistici. Sopporteremo questo inverno». La riposta russa si ritrova nelle parole del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov secondo cui Zelensky e i «suoi padroni» non sono disposti a fare compromessi che mettano fine alla guerra in Ucraina. «Questa è esattamente la linea dei suoi sponsor: Nessun compromesso, detteremo la nostra volontà. Proprio per questo è necessario per loro sconfiggere la Russia non solo sul campo di battaglia, come affermano, ma anche a infliggendo una sconfitta strategica, in modo da scoraggiare tutti gli altri», ha detto.
Raddoppia la dose il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, secondo cui ogni colloquio con l'attuale amministrazione fantoccio ucraina è diventato assolutamente inutile, il tutto mentre
Putin firma il decreto per passaporti a residenti delle regioni annesse. Infine il gas: Gazprom ieri ha trasportato 42,4 milioni di metri cubi di gas in Europa attraverso l'Ucraina, numeri in linea con gli ultimi giorni.
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