Quando ieri mattina Giorgia Meloni ha accolto Emmanuel Macron al suo arrivo al G7, la forma ha vinto sulla sostanza e tra i due dopo la stretta di mano c'è scappato pure un sorriso di circostanza. Del tutto sparito, però, nel tardo pomeriggio, quando sul green del campo da golf del club San Domenico si conclude lo spettacolo dei paracadutisti e i leader si riuniscono per la seconda foto di famiglia. La premier ride e scherza con tutti, fuorché l'inquilino dell'Eliseo che si tiene a distanza. Tra il prima e il dopo, qualcosa - anzi molto - è cambiato. Con la diplomazia italiana che - pur affidandosi alla generica formula «fonti italiani» - ha preso di petto Parigi dopo le presunte tensioni di mercoledì su come inserire il riferimento all'aborto nelle dichiarazioni finali. Un affondo che Macron non deve aver gradito e che a tarda sera porta a una escalation senza precedenti. Appena Meloni finisce di parlare, infatti, Macron fa un lungo punto stampa e affonda il colpo: «Mi dispiace che non ci sia la parola aborto nel testo finale, conoscete la posizione della Francia che lo ha inserito come diritto in Costituzione e so che non è la stessa sensibilità che c'è nel vostro Paese». E ancora: «La Francia condivide una visione di eguaglianza tra uomo e donna e non è una visione che appartiene a tutto lo spettro politico. Mi dispiace, ma lo rispetto perché è stata la scelta sovrana del vostro popolo».
Insomma, mentre è in Italia ospite del G7, il presidente francese lancia un attacco senza precedenti contro la premier italiana. Con un riferimento pesantissimo alla maggioranza di governo in Italia, che - lo lascia intendere chiaramente l'inquilino dell'Eliseo - non condividerebbe una visione di eguaglianza tra uomo e donna. Parole a cui, a stretto giro, arriva una replica ancora più violenta della stessa Meloni, che dice in chiaro quello che prima filtrava come «fonti italiane». «La polemica sulla presenza o meno della parola aborto nelle conclusioni è totalmente pretestuosa», risponde la premier, perché «le conclusioni di Borgo Egnazia richiamano quelle di Hiroshima», «nelle quali abbiamo già approvato lo scorso anno la necessità di garantire che l'aborto sia sicuro e legale». Insomma, «nessuno ha mai chiesto di fare passi indietro su questo» e «credo sia profondamente sbagliato, in tempi difficili come questi, fare campagna elettorale utilizzando un forum prezioso come il G7».
Uno scontro senza precedenti, soprattutto in un vertice internazionale di tale livello. Non è un caso che il terzo saluto della giornata tra Meloni e Macron, quello a sera al Castello svevo di Brindisi in occasione della cena con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sia a dir poco gelido, con la premier che sembra davvero fulminarlo con lo sguardo. Improvvisamente, infatti, al G7 è esploso un braccio di ferro tutto politico che fino ad ora era comunque rimasto sotto traccia. Oltre alla delicata partita delle nomine europee, infatti, a rendere sempre più distanti i mai facili rapporti tra i due, adesso c'è anche l'avanzata di Marine Le Pen in Francia. La sua vittoria alle Europee ha portato Macron a indire le legislative per il 30 giugno (con ballottaggio il 7 luglio), e il presidente francese è ovviamente già in campagna elettorale. È evidente, infatti, che il suo riferimento all'Italia come Paese che non rispetta la parità tra uomo e donna non poteva che portare a uno scontro frontale.
La questione, insomma, non è legata né ai diritti, né a ragioni etiche. Ma è squisitamente politica. Con ricadute non prevedibili fino in fondo nella partita per la nomina dei vertici comunitari che inizierà a entrare nel vivo lunedì sera a Bruxelles.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.