In merito alla vicenda delle nomine nelle Asl, avvenute nel 2019, il gip di Roma ha disposto una proroga delle indagini su richiesta della Procura di Roma. Fra gli indagati figurano anche Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, e Alessio D'Amato, assessore regionale alla Sanità. L'inchiesta ruota attorno all'ipotesi del reato di abuso di ufficio ed è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo. Indagati insieme a Zingaretti e D'Amato anche Andrea Tardiola, segretario della giunta della Regione Lazio, Renato Botti, all'epoca dei fatti responsabile della direzione della Salute della Regione Lazio e Vincenzo Panella, direttore generale dell'Umberto I.
Tutto nasce da un esposto di Fratelli d'Italia presentato nei mesi scorsi. FdI evidenziava una anomalia nei bandi di assegnazione. Con il suo esposto, il partito di Giorgia Meloni invitava a indagare su una precisa nomina per un posto dirigenziale in una Asl ricevuta da un candidato, che non avrebbe avuto i requisiti per partecipare. Tuttavia, grazie a una modifica del bando di accesso, ha potuto ottenere quel posto. "I cittadini meritano chiarezza e rapidità, anche per le eventuali ricadute sul governo nazionale: i guai del leader Pd complicano il reclutamento di voltagabbana o per il Movimento 5 Stelle i politici indagati non sono più un problema?", ha chiesto Matteo Salvini una volta ricevuta la notizia.
Federico Mollicone e Fabrizio Ghera, rispettivamente deputato eletto nella circoscrizione Lazio 1 e capogruppo di FDI in Regione Lazio, hanno poco fa diramato una nota congiunta: "Il ragionamento del Movimento 5 Stelle sia simmetrico, se non si governa con Cesa perché indagato, allora il pensiero valga anche per Zingaretti, segretario del PD e presidente della Regione Lazio indagato per abuso d'ufficio. Fermo restando il nostro garantismo, per cui indagato non significa condannato, per coerenza i grillini dovrebbero sciogliere l'alleanza con il Pd e andare al voto, restituendo la voce agli italiani e dando finalmente alla Nazione un governo coeso e autorevole".
Al consigliere Antonello Aurigemma, che aveva sollevato la questione con una interrogazione, l'assessore alla Sanità Alessio D'amato nel novembre del 2019 rispose così: "Non è intenzione dell’amministrazione regionale ritirare il provvedimento, pienamente legittimo all’interno del quadro nazionale. Peraltro, voglio dire al consigliere Aurigemma che la gran parte delle Regioni italiane ha adottato un’analoga metodologia, sia Regioni governate dal centrodestra, sia Regioni governate dal centrosinistra".
La Regione Lazio ha diramato un comunicato stampa: "In merito all'indagine, aperta a seguito di un esposto del consigliere regionale di Fratelli d'Italia Aurigemma, che riguarda il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, l'assessore alla sanità Alessio D'Amato e dei funzionari regionali sui requisiti di idoneità per le direzioni
amministrative, l'amministrazione regionale, convinta di aver operato nel rispetto della normativa vigente, esprime massima fiducia nel lavoro della magistratura certa che chiarirà la vicenda in tutti i suoi aspetti".
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