Scopre che lui è un killer. L'uomo prova a sgozzarla

Il tunisino, già condannato per omicidio, era in permesso premio. Lei si salva grazie alla sciarpa

Scopre che lui è un killer. L'uomo prova a sgozzarla

Torino - Un giovane tunisino, in prigione per aver ucciso 12 anni fa, la fidanzata di 21 anni, ha tentato di sgozzare la sua attuale compagna, conosciuta nel bar dove lavorava grazie a un permesso di lavoro.

È accaduto a Torino, dove una donna di 43 anni si è salvata dalla furia omicida di Mohamed Safi, 36 anni, solo perché la sciarpa che aveva intorno al collo, ha attutito la violenza dei ripetuti fendenti che l'uomo le ha inferto con una bottiglia rotta, dopo essere scesi dall'autobus dove avevano iniziato a litigare.

Safi e la 43enne torinese si frequentavano da circa sei mesi ma la donna aveva deciso di troncare il rapporto perché, navigando su internet, aveva scoperto che l'uomo del quale si era innamorata era un assassino e stava ancora espiando la sua pena. Ha digitato il nome di quel ragazzo misterioso su un motore di ricerca di internet, insospettita dallo strano comportamento di Mohamed Safi, che appena finito il lavoro nel bar dove era stato assunto alcuni mesi prima scappava a casa ed era quantomai riservato nel parlare di sé e del proprio passato. In pochi secondi ha scoperto che Safi, dopo il lavoro aveva fretta di andar via perché doveva rientrare nel carcere delle Vallette di Torino, dove stava espiando una pena a 12 anni per aver ucciso con due coltellate all'addome, nel 2007 a Bergamo, la ragazza che frequentava, nonostante fosse già sposato con una connazionale, dalla quale aveva avuto due figli.

Essendo a fine pena, gli era stata concessa la possibilità di lavorare, così dal mese di aprile aveva goduto di vari permessi e proprio facendo il cameriere, aveva conosciuto la donna con la quale aveva iniziato una relazione sentimentale. Scoperto che l'uomo che frequentava era pericoloso, impaurita, lei aveva deciso però di interrompere la relazione. La lite sul bus era nata proprio perché lei gli aveva appena detto che voleva lasciarlo. È scesa dall'autobus, ma lui l'ha seguita e l'ha aggredita con furia mentre era di spalle, colpendola ripetutamente con una bottiglia di vetro spezzata. L'ha ferita al volto più volte, fino a renderla una maschera di sangue. I passanti, attirati dalle grida della donna, sono intervenuti e hanno chiamato una volante della polizia. Il tunisino ha tentato di scappare ma gli agenti del commissariato Barriera di Milano, lo hanno rintracciato poco lontano. La donna è stata immediatamente soccorsa, portata in ospedale e operata dall'equipe del professor Giorgio Merlino, primario della Chirurgia plastica dell'ospedale Maria Vittoria.

Presentava una lesione al volto con sezione del nervo facciale riparato al microscopio. Sarà lungo per lei il periodo di recupero, perché il nervo resterà paralizzato per alcuni mesi.

«La donna ha riportato una brutta lesione dal punto di vista estetico e funzionale - ha spiegato il dottor Merlino -. Bisognerà attendere alcuni mesi per valutarne la ripresa, perché i tempi di ricrescita nervosa sono di un millimetro al giorno». Mohamed Safi è stato riportato in carcere con l'accusa di tentato omicidio aggravato.

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