Accolto con un applauso da rockstar, Antonio Scurati ieri sera è stato definitivamente innalzato sul podio dell'intellettuale censurato nel salotto di «Che tempo che fa». Nel colloquio - anzi nel monologo che Fabio Fazio gli ha concesso - ha ribadito di non voler passare per martire dopo la cancellazione del suo intervento contro Giorgia Meloni a «Chesarà» che ha provocato uno tsunami, ma che in sostanza è stato tremendo il fatto che un «capo di governo con tutta la forza del suo ruolo attacchi un privato cittadino che è anche uno scrittore che fa il suo lavoro» e che il presidente del Senato si metta a denigrare un individuo buttandosi addosso con tutta la forza dello Stato. Scurati si riferisce al post scritto dalla premier in cui ha pubblicato il monologo cancellato dell'intellettuale mentre infuriavano le polemiche e alle parole di Ignazio La Russa sui compensi che avrebbe dovuto prendere per l'ospitata in Rai. «La Rai mi ha mandato la modulistica, ho firmato tutto, ho ricevuto i biglietti di treno, il voucher dell'hotel - ha raccontato - stavo facendo la barba quando ho ricevuto la telefonata della conduttrice che, affranta, mi annunciava che la mia partecipazione era stata annullata. Ho taciuto, tutti i giornalisti d'Italia mi chiedevano cose e io non parlavo. Cosa ancor più grave è che a metà giornata il capo del governo decide di pubblicare una cosa in cui, pur dicendo di non sapere cosa fosse accaduto, usa espressioni denigratorie, cercando di mettermi in cattiva luce e farmi passare per avido. Non so se gli italiani si rendano conto che questa è una cosa che in una democrazia non dovrebbe accadere». Scurati se la prende anche con i quotidiani fiancheggiatori del governo che l'hanno definito «L'uomo di m.». Ma ce ne è anche per gli amici troppo «eccessivi» nel difenderlo ricordando il titolo «Io, trasformato in un bersaglio» fatto da Repubblica. Lui si sente «tirato nel fango suo malgrado».
Ma ha capito che «se vuoi vivere tranquillo non puoi criticare questo governo».
Conclusione: «Ho raccontato gli anni bui del fascismo come scrittore, ma questa vicenda mi ha fatto capire sulla mie pelle che la democrazia è sempre lotta per la democrazia, siamo cresciuti come se la democrazia fosse data, abituati a pensare che sia come un albero ad alto fusto che solo l'accetta e il fulmine posso abbattere, invece assomiglia più alla pianta della vite, la devi innaffiare curare solo allora ti dà il magnifico vino». Dunque bisogna stare attenti non all'accetta di questo governo, ma alla chiusura dei rubinetti di irrigazione.
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