La scure di Mosca su "Novaya Gazeta"

Chiesto l'annullamento della licenza. L'appello: "Sosteneteci"

La scure di Mosca su "Novaya Gazeta"

Sette giornalisti uccisi a causa delle inchieste svolte in 22 anni di onorata attività, un premio Nobel per la pace nel 2021 al suo direttore Dmitry Muratov, con la definizione di «unico giornale veramente critico con influenza nazionale in Russia oggi». Ma da ieri la scure del regime di Mosca si abbatte nuovamente su Novaya Gazeta, il giornale indipendente che cominciò le sue pubblicazioni nel 1993 e vide fra le sue firme di punta Anna Politkovskaya (nella foto), uccisa dopo le inchieste scomode al Cremlino. La testata subisce l'ennesimo provvedimento punitivo, con il Garante delle comunicazioni russo Roskomnadzor (il Servizio federale per la supervisione delle comunicazioni, della tecnologia dell'informazione e dei mass media) che ha chiesto alle autorità competenti la revoca della registrazione della testata. La domanda è stata presentata al tribunale distrettuale di Basmanny a Mosca il 26 luglio. Il tribunale ha intentato una causa contro la casa editrice Zao Novaya Gazeta per invalidare la registrazione, ma una data per l'udienza non è stata ancora fissata.

Una nuova e definitiva scure si abbatte dunque su Novaya Gazeta, che già il 28 marzo scorso era stata costretta a sospendere le pubblicazioni dopo aver ricevuto un secondo avvertimento da Roskomnadzor. Il primo avviso era arrivato il 24 marzo e il motivo, secondo il regolatore dei media russo, era che la testata non avrebbe segnalato con il bollino «agente straniero» uno dei suoi articoli che l'ente aveva chiesto di modificare. Il secondo avviso, sulla base delle norme russe, comporta il rischio di annullamento della licenza multimediale. Dopo le diffide impugnate in tribunale dal giornale - come ricostruisce lo stesso giornale raccontando le tribolazioni di questi mesi - Novaya Gazeta aveva deciso di sospendere la pubblicazione della versione cartacea e l'aggiornamento del sito web e dei social network «fino al termine dell'operazione speciale». Ma il giornale aveva in programma di continuare il suo lavoro dopo la fine della guerra e intanto aveva aperto una redazione che lavora dall'Europa e solo online.

Ed è dal suo sito internet, leggibile anche in versione inglese, che in una «dichiarazione editoriale» la testata dice la sua sul futuro: «Cosa accadrà al sito? - si chiede - Semplicemente non sarà un media, ma sarà solo un sito web. Fino a quando non lo registreremo di nuovo». E promette battaglia sulla versione cartacea: «Cosa farà Novaya Gazeta? Prepararsi per i tribunali, difendere il nostro caso, di cui siamo sicuri, preparare un nuovo numero della rivista NO, riavviare il sito e il nuovo studio Novaya, in generale, fare il nostro lavoro. La cosa più importante è che ci siamo e ci saremo. Non è un addio». E ancora, con parole che suonano come un manifesto di coraggio e sfida a chi vuole zittire la libera informazione: «Ogni giorno vi raccontiamo cosa sta succedendo in Russia e nel mondo. I nostri giornalisti non hanno paura di cercare la verità e mostrarvela». Poi l'auspicio: «In un paese in cui le autorità vogliono costantemente vietare qualcosa, compreso il divieto di dire la verità, dovrebbero esserci pubblicazioni che continuano a dedicarsi al vero giornalismo». Infine un appello ai lettori: «Il vostro sostegno ci aiuterà, aiuterà Novaya Gazeta a continuare a essere una pubblicazione di questo genere. Dai subito il tuo contributo all'indipendenza del giornalismo in Russia».

Sempre ieri è stata condannata a una multa di 50mila rubli (circa 830 euro) Marina Ovsyannikova, la giornalista russa diventata famosa in tutto il

mondo per avere mostrato in diretta alla tv di Stato un cartello contro la guerra in Ucraina lo scorso marzo. La sua colpa è «aver screditato le forze armate russe» sui social media, dove ha ribadito il suo «No» al conflitto.

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