«Non intendiamo porre veti o dei no pregiudiziali: va individuata una personalità di alto profilo, al di fuori delle rose fin qui proposte, che sia condivisa e quindi non divisiva, che rappresenti la sintesi delle interlocuzioni tra le forze del più ampio arco parlamentare, nell'ottica di quella continuità che la situazione emergenziale e il contesto internazionale richiedono». Estratto dal Capitolo I del Prontuario per un'elezione corretta (ma non diretta) del prossimo capo dello Stato. Si consiglia di imparare la formula a memoria per non fare scena muta se intercettati dai retroscenisti in agguato. Dopo tre giornate di chiame a vuoto, urge un bigino dei grandi elettori che non ci stanno a passare per peones.
Bianca. Protagonista indiscussa dei primi scrutini, l'unica che finora «i numeri» li ha, anche se da ieri pare in crisi di consensi. La leggenda narra che di cognome fa Scheda, ma certezze non ce ne sono. Il presidente della Camera Fico voleva scoraggiare strani giochetti in Aula, nonostante ciò Bianca è la più inoltrata via Whatsapp sui telefonini dei parlamentari. Tanto che molti onorevoli e senatori sono stati costretti a precisare: «Solo un'indicazione, tranquilli, non è come sembra...». Qualche moglie ci ha creduto.
Drive In. Con la quarta ondata del Covid in corso, il presidente è come il vaccino: va «fatto» per forza dai 50 anni in su. Ecco la vera innovazione applicata ad un rito che si ripete sempre uguale da oltre settant'anni: i grandi elettori positivi, nel senso di contagiati, esprimono la propria preferenza transitando in sicurezza nel garage di Montecitorio. Come spettacolo, però, non è un granché: va in onda il solito film visto negli ultimi mesi. Tutti in fila ordinati a rispettare le regole e poi arriva la No Vax di turno che sbraita: «Vergognatevi, non siamo più in democraziah!».
Nota (congiunta). Nessuna reminiscenza dei Dpcm dell'Avvocato del popolo, per carità, qui si intende il comunicato dei leader giallorossi su Twitter. Con tutti questi vertici, conclavi, tavoli, sedie in circolo e riunioni clandestine perfino dal kebabbaro, la linea si detta all'unisono. Usando il copia&incolla, possibilmente facendo attenzione agli hashtag, sennò salta la maggioranza. Il mezzo è il messaggio, punto. Così è più facile cambiare idea, quando non ne viene una buona.
Profilo. Se uno non ce l'ha, mica se lo può dare. Alto, anzi altissimo per definizione, è il lasciapassare per creare «convergenze». Lo dicono i guru della comunicazione, nel 2022 il candidato quirinabile deve poter vantare anche un profilo... social, con milioni di follower al seguito. Forse l'unico punto debole di SuperMario Draghi, onnipresente in qualsiasi scenario su Colle e Palazzo Chigi, ma introvabile su Instagram. Stai a vedere, invece, che Pier Ferdinando Casini postando quella vecchia foto da ragazzo abbia fatto centro?
Rosa. Un tempo offrirla era considerato un gesto gentile, addirittura romantico.
Oggi chi ci prova si becca un due di picche. Visto che si parla di «nomi della rosa», è obbligatoria la citazione dal maestro Umberto Eco: «Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus». Tradotto: se son rose di centrodestra, a sinistra sfioriranno.
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