Se l'Europa oggi riscopre la sovranità

Più sovranità europea e meno sovranismi che ostacolano l'unità

Se l'Europa oggi riscopre la sovranità

Più sovranità europea e meno sovranismi che ostacolano l'unità. Il discorso sullo stato dell'Unione di Ursula Von der Leyen, nel suo stile, è stato diligente senza essere travolgente, ma più che nel passato la presidente della Commissione europea (il «governo» della Ue) ha mostrato di voler far passare un concetto prioritario: è venuto il tempo in cui l'unità europea non è più un bello slogan, ma una necessità reale dettata da circostanze storiche incalzanti. Circostanze che suggeriscono di evidenziare l'importanza dell'azione unitaria fin qui dispiegata nel contrasto alla pandemia e che dovrà continuare, così come di proseguire nell'impegno per salvaguardare l'ambiente in cui viviamo, ma che impongono l'urgenza di affrontare temi che hanno a che vedere con la soggettività stessa dell'Europa nel mondo: con la sua sovranità, appunto. La sovranità europea, fa intendere la Von der Leyen, si manifesta attraverso la capacità di agire in un mondo in cui sono evidenti nuovi squilibri internazionali, che sfoceranno necessariamente in nuovi equilibri tra giganti come Usa, Cina e Russia, e in cui un'Europa divisa rischierà di contare assai meno di quanto potrebbe. Ecco dunque il richiamo a procedere concretamente verso l'obiettivo della forza militare comune, il che non significa solo puntare a una capacità difensiva autonoma (indispensabile, anche se si preferisce dirlo a bassa voce, nell'eventualità di un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca nel '25), ma anche dotarsi di una forza di pronto intervento per missioni all'estero. E a supporto di questo obiettivo, agire per superare una volta per tutte le rivalità intraeuropee per arrivare a disporre anche di una intelligence comunitaria efficiente nell'interesse di tutti i Paesi. Mettere insieme una forza militare non significherà (al contrario) allentare i legami con gli alleati Nato americani e britannici, ma attribuirebbe comunque un delicato ruolo guida alla Francia, che nel suo piccolo è una potenza nucleare strutturata per agire nel mondo: da qui l'annunciato incontro sul tema tra la Von der Leyen ed Emmanuel Macron, nel quale si potrà verificare la differenza tra parole e fatti.

Significherà soprattutto andare a rivedere, sia pure con cautela, quei meccanismi comunitari che prevedendo l'unanimità frenano l'impiego dei battaglioni che sono l'embrione potenziale di un esercito comune. Quanto all'intelligence condivisa, il ritorno della minaccia islamista dopo la caduta di Kabul basterebbe da solo a chiarirne l'importanza e l'urgenza.

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