C'è poco da strapparsi i capelli se in Grecia ha vinto il "No". C'è poco da arrabbiarsi, signora Merkel, se il popolo greco, pur senza comprendere fino in fondo il motivo del referendum, in massa ha deciso di rigettare le politiche dell'Unione Europea, i suoi appelli all'unità del Vecchio Continente, all'importanza del progetto della moneta unica.
C'è poco da stupirsi, insomma. E i leader europei lo sanno, perché ogni giorno leggono i sondaggi che hanno la stessa pesantezza di un colpo allo stomaco. La maggioranza dei cittadini, infatti, è insoddisfatta di questa Ue. Per i motivi più svariati, ma tutti sostanzialmente validi, gli elettori europei non hanno opinoni positive nei confronti di Junker&co. Per nulla. Basta guardare all'Eurobarometro, il sondaggio che a cadenza regolare viene fatto per testare la tenuta delle istituzioni Ue. L'ultimo disponibile in rete è datato dicembre 2014. Ebbene, sotto Natale la fiducia degli europei nella Commissione, il Parlamento e la Bce è da lacrime. Una bocciatura su tutta la linea, un giudizio che mette d'accordo i cittadini da Londra a Agrigento. Solo il 42% degli europei, infatti, si fida dell'Europarlamento. Un misero 32% della Commissione a guida Junker e solo il 34%, nonostante il bazooka del Quantitative Easing, lascerebbe le chiavi di casa propria in mano a Mario Draghi.
E non parliamo mica solo dei Paesi in crisi come l'Italia, la Grecia o la Spagna. La disaffezione al progetto dei vari Spinelli e Delors è trasversale. Quasi 7 europei su 10 non si fidano, in generale, dell'Unione Europea. Come stupirsi, dunuqe, se i greci hanno bocciato il piano di risanamento della Troika? Inutile gridare all'allarme populismo quando in Italia battono cassa partiti come la Lega Nord, in Francia corre verso l'Eliseo la signora Marine Le Pen e in Ungheria arriva al governo mister Viktor Orbàn.
"Se l'Ue facesse richiesta di entrare nell'Ue - scriveva infatti lo studioso Ulrich Beck - la richiesta verrebbe rigettata". Il motivo? Semplice: l'Unione Europea manca dei criteri di "democraticità ed europeità" che richiede agli Stati che fanno domanda di adesione. La Commissione e il Parlamento europeo, insomma, non rispettano i famosi "Criteri di Copenaghen" cui vengono sottoposti i Paesi candidati ad entrare nell'Unione. La democrazia stabile, la partecipazione dei cittadini alle scelte dei governanti, la capacità di far fronte alle crisi economiche sono (sarebbero) presupposti inderogabili per entrare a far parte dell'Unione Europea.
Principi, questi, di cui l'Europa stessa è sprovvista.Ecco perché non bisogna stupirsi del voto greco. Anzi. Se non si corre ai ripari, è probabile che se un referendum simile venisse fatto in un altro Stato europeo, il risultato non sarebbe diverso.
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