Il grande inganno della Rivoluzione Francese è quello di continuare a imbrogliarci nonostante siano passati oltre due secoli. Ma il vizio di tagliare ancora le teste (si fa per dire) a chi non la pensa come loro, i francesi ancora non l'hanno perduto. I migranti sono una bella occasione per proclamare a tutta l'Europa i loro principi guida di libertà, uguaglianza, fraternità, solo che i loro proclami sono come un cartello stradale che indica la strada, ma quella strada la fa percorrere agli altri: lui, il cartello, è fermo impalato. Poi si sa che la loro filosofia libertaria ed egualitaria ha intontito le menti più brillanti, sempre da oltre due secoli, e adesso quel profondo pensiero vuol farci apprezzare una profonda differenza metafisica tra il migrante d'acqua e quello di terra. Siccome il migrante d'acqua, se arriva da loro è perché cerchiamo di affidarli noi alle loro attenzioni, i loro principi rivoluzionari valgono fino a un certo punto, mentre per quanto riguarda quello di terra che preme alle loro frontiere al confine di Ventimiglia, appartiene a una visione del mondo precedente alla Rivoluzione (francese). Le parole del presidente della Caritas Intemelia, organizzazione di volontariato di Ventimiglia, Christian Papini ha ricordato una verità che troppo si dimentica: dal 2015 la Francia ha chiuso ai migranti le frontiere, e siccome i trattati internazionali prevedono che almeno i minori le possano attraversare, li rispediscono indietro (a noi) come pacchi postali a cui aumentano gli anni.
La Caritas sta facendo quello che dovrebbero fare tutti gli Stati europei, accogliere, curare e dare l'opportunità al migrante di andare dove spera di vivere degnamente con un lavoro. Certo, il trattato di Dublino che prevede la permanenza del migrante nello Stato di prima accoglienza, in cui si registra il suo arrivo, è sbagliato, ma ormai tutto il problema dell'immigrazione è sfuggito di mano a un Europa impaurita e egoista, che riesce a distinguere una umanità sofferente tra bambini, donne, donne incinta, uomini, come se tutti non fossero figli dello stesso disastro.
È vero, distinguiamo pure se la distinzione riesce ad aiutare i più fragili, senza dimenticare che stiamo mettendo in atto una burocrazia del dolore, ma si alzi però la voce contro chi crede di essere il difensore della libertà, della fraternità e dell'uguaglianza distinguendo tra migrante d'acqua e migrante di terra.
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