Se il proporzionale uccide il bipolarismo

La legge elettorale non è certo la preoccupazione più urgente degli italiani

Se il proporzionale uccide il bipolarismo

La legge elettorale non è certo la preoccupazione più urgente degli italiani. È per questo che i partiti appena terminato lo spettacolo del Quirinale si preparano a mettere in scena la vecchia questione «proporzionale o maggioritario?». La realtà a quanto pare viene sempre dopo. Non è che la domanda sia irrilevante. Qualsiasi democrazia dovrebbe definire le regole del gioco, solo che da noi questo avviene a ogni cambio di stagione e sempre inseguendo interessi di parte. Non si sceglie il sistema elettorale più utile a rappresentare il tipo di società o a garantire la stabilità, il punto di partenza è un altro: mi conviene? È così che comincia un lungo tira e molla per arrivare al 2023 con un vantaggio rispetto agli avversari. Le regole si fanno per sperare di vincere e qualche volta per pareggiare. Non c'è dubbio, per esempio, che il proporzionale favorisca l'ambizione dei «centristi» di interpretare un ruolo di ago della bilancia tra destra e sinistra. È un modo per esaltare il secondo tempo della partita elettorale, quella che si svolge in Parlamento e ridimensiona le scelte degli elettori. Se nessuno è in grado di raggiungere la maggioranza per fare un governo diventa necessaria l'alleanza con il «centro», magari con Draghi che resta a Palazzo Chigi come garante di un nuovo patto.

La sensazione diffusa è che il Rosatellum, con il suo premio di maggioranza difficile da raggiungere, abbia fatto il suo tempo. È un'invenzione dei renziani e loro stessi ormai faticano a difenderla. La riduzione del numero dei parlamentari rende comunque necessaria una riforma. Non si può andare a votare con il vecchio sistema. Il maggioritario sarebbe la strada più diretta per tornare al bipolarismo classico della seconda repubblica. Ricordate le sfide Berlusconi contro Prodi? Il problema è che di quel mondo è rimasto poco. I due poli si sono sgretolati prima con l'onda d'urto dei grillini e poi per la fragilità delle coalizioni. Quando Enrico Letta sognava una sinistra allargata pensava in termini di maggioritario. L'implosione dei Cinque Stelle contiani sta però facendo naufragare quel progetto. Cosa conviene invece al centrodestra? Dipende dalla voglia di scommettere ancora sull'alleanza. Le vicende quirinalizie mostrano che non ce n'è molta, ma una scelta si può ancora fare. L'idea del «partito repubblicano» si può fare solo con il maggioritario. È come andare in terapia per ricostruire un matrimonio in crisi.

È l'ultima speranza per ridare sostanza a qualcosa che si è rotto. Serve consapevolezza, onestà intellettuale e fiducia. Non è facile. La scelta del proporzionale indicherebbe che quell'esperienza è finita. È come andare dagli avvocati per gestire il divorzio.

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