Gennaro Spinelli, presidente della comunità Ucri (Unione delle comunità romanés in Italia), violinista di fama internazionale, concorda con il governo su più punti. In Italia bisogna intervenire sulla sicurezza, anzitutto. E l'immobilismo scelto sino ad oggi non ha portato a niente.
Lei è d'accordo con le strette del ddl Sicurezza.
«Rispetto all'immobilismo praticato sino a questo momento - un immobilismo che dura da anni ed anni - questo decreto può essere un primo passo in avanti. Almeno è qualcosa che affronta il problema. Di sicuro non risolverà tutto, ma dà un respiro ad una comunità come quella romanès che da anni - ormai - denuncia questo tipo di comportamenti. Gli stessi che purtroppo sono praticati da chiunque. Sono i disperati che vanno a rubare, non le etnie».
Quindi per lei il concetto essenziale è che non è questione di etnia.
«Non bisogna riversare odio sui rom e sui sinti. I rom sono italiani, vivono nelle loro case e pagano le tasse. L'Ucri ne è la forma più concreta e virtuosa. Ritengo vergognoso che per via di alcuni criminali - quelli che devono essere perseguiti - vada a rimetterci un'intera comunità. Questo decreto può rappresentare un primo passo. Ma dovrà essere portato avanti senza le solite ideologie di partito, quelle che distinguono i buoni dai cattivi. Bisogna invece perseguire un benessere comune della nostra società».
Una delle fattispecie più discusse è quella relativa agli Istituti a custodia attenuata per le borseggiatrici che risultano incinta o madri di bambini.
«La situazione più delicata e complessa. Se il giudice ha la facoltà di far scontare la pena in delle strutture apposite, allora la novità è positiva. Certo è che doveva essere presa una decisione. E che non si poteva lasciare tutto così com'è. I metodi utilizzati sino ad oggi non hanno portato a risultati concreti, mi sembra sotto gli occhi di tutti. Resta un punto essenziale: l'obiettivo dovrebbe essere sempre quello di prevenire. A volte chi ruba pensa che il carcere non sia una destinazione così prossima. E questo non fa da deterrente».
Che posizione ha sui campi nomadi?
«Andrebbero chiusi. Soprattutto per ridare dignità alle persone che li abitano. Non sono nomadi, è sbagliato chiamarli così. Se non altro perché stanno nello stesso posto da cinquant'anni. Un campo nomade non è che un retaggio dei campi di concentramento. Dovremmo sentire il dovere di dare una possibilità in più a queste persone, proprio per evitare che poi vadano a rubare».
Concorda con l'assunto secondo cui risulta difficile associare la comunità rom alla criminalità senza essere associati di razzismo?
«Guardi, i criminali hanno un nome e cognome. Se si ragionasse per nomi e cognomi e non per etnia o nazionalità, ci sarebbero molti meno problemi. La generalizzazione penalizza le persone per bene, che lavorano e pagano le tasse. Le stesse persone che proprio a causa di questa generalizzazione sono magari costrette a cambiare lavoro».
Ma il suo giudizio sul ddl sicurezza rimane positivo.
«Questo è un decreto che interviene su un tema specifico, che è appunto la sicurezza.
Non si può negare quello che accade nelle metro: i taccheggi e borseggi nelle metro esistono dalla nascita di queste ultime. Poi siamo tutti d'accordo: servono soluzioni specifiche. Soprattutto per tutelare i bambini e le donne. Ma bisognava intervenire. E' innegabile che in Italia ci sia necessità di mettere mano alla sicurezza».
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