"Se si chiude a Natale si perdono 25 miliardi". Consumi giù del 20%

La stima del Censis. A fine 2020 un buco di 230 miliardi e 5 milioni di lavoratori a rischio

"Se si chiude a Natale si perdono 25 miliardi". Consumi giù del 20%

Sacrifici adesso per tentare di salvare il Natale e le festività, aveva detto il premier Conte annunciando le nuove misure restrittive. Ma nessuno se la sente più, in questo scenario, di escludere un lockdown a dicembre. Tutto dipenderà dalla curva epidemiologica, dagli effetti dei provvedimenti messi in campo dal governo. Di certo c'è che il Paese pagherebbe un prezzo carissimo. I danni di una eventuale chiusura in un mese vitale per i consumi sarebbero pari a 25 miliardi di euro, secondo una stima del Censis Confimprese. Il rapporto calcola un crollo dei consumi a fine anno di 229 miliardi di euro (-19,5% in un anno), a causa della seconda ondata di restrizioni in aggiunta al primo lockdown. A cui farebbe seguito "un catastrofico taglio potenziale di posti di lavoro, fino a 5 milioni di unità". Il solo retail, secondo il Censis, subirà predite per 95 miliardi di euro di fatturato (-21,6%) e si rischia che 700mila posti di lavoro nel comparto vadano in fumo. "La situazione della distribuzione e del commercio - ricorda Mario Resca, presidente di Confimprese - è già durissima oggi, con chiusure soltanto parziali. Da quando una settimana fa si è cominciato a parlarne, la flessione è stata immediata, i clienti si sono diradati e la distribuzione e il commercio hanno intravisto i giorni bui di marzo e aprile. Senza contare che la chiusura dei centri commerciali il sabato e la domenica in alcune regioni non risolve nulla: concentra i già scarsi clienti durante gli altri giorni della settimana".

Ma ora il pensiero va a tutto quell'indotto economico che contava sull'iniezione di ossigeno delle feste natalizie. Hotel, mete turistiche, impianti sciistici. Mancano meno di due mesi e l'allarme lo lancia Coldiretti: "Il lockdown a Natale cancellerebbe il desiderio di vacanze di oltre 10 milioni di italiani che lo scorso anno si sono messi in viaggio nel periodo delle feste di fine anno. A pagare il prezzo più salato sarebbero le strutture impegnate nell'alloggio, nell'alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir". La perdita stimata è di 4,1 miliardi solo per i turisti nazionali. "Si tratta di un'ipotesi che avverte l'associazione rischia di trasformarsi in realtà con un forte rallentamento nelle prenotazioni e con la cancellazione di molti eventi legati al Natale, a partire dai tradizionali mercatini, un'opportunità commerciale per molte imprese. A rischio c'è un tessuto produttivo già duramente provato da una estate che ha lasciato un buco da 23 miliardi nei conti turistici nazionali". Senza contare che un terzo della spesa turistica di italiani e stranieri in Italia è destinata al settore dell'alimentazione, che subirebbe un pesante contraccolpo.

E c'è l'insofferenza sociale, che monta nelle piazze, non quelle dei violenti, ma quelle pacifiche delle categorie. Secondo il sondaggio di Censis, la tenuta psicologica degli italiani avrebbe un orizzonte breve. La metà delle persone intervistate è disposta ad accettare nuove misure restrittive solo perché è convinta che a breve arriverà il vaccino.

Lo pensano soprattutto i cittadini residenti del Sud (il 55,2% rispetto alla media nazionale del 49,7%) e gli anziani (il 53,5%). Per il 15% il lockdown non è la soluzione. Per il 43,3% bisognerebbe differenziare le chiusure da territorio a territorio. Per il 30% per tutelare la salute è inevitabile la sofferenza economica.

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