"Sempre pronto per Roma": Michetti si dimette dal Consiglio comunale

Il candidato lanciato da Giorgia Meloni, sconfitto al ballottaggio, spiega: "Voglio continuare a offrire un contributo civico alla buona amministrazione"

"Sempre pronto per Roma": Michetti si dimette dal Consiglio comunale

Il suo sogno era quello di "riportare Roma a essere la città dei Cesari e dei grandi papi", ma la sconfitta al ballottaggio gli ha sbarrato al strada. Enrico Michetti, l'esperto di diritto amministrativo lanciato da Giorgia Meloni per lo scranno più alto del Campidoglio, non siederà nel Consiglio comunale capitolino. È stato lui stesso a dare l'annuncio, a pochi giorni dall'insediamento del nuovo sindaco Roberto Gualtieri.

Michetti tornerà a fornire supporto legale alle amministrazioni pubbliche, come fa da anni: "La mia decisione di dimettermi dalla carica di consigliere comunale - ha spiegato all'Adnkronos - nasce dalla sempre più pressante consapevolezza dell'importanza di continuare ad assicurare in via prioritaria, nell'attuale contesto storico politico ed economico amministrativo, la formazione, l'aggiornamento e l'assistenza ad amministratori e funzionari pubblici. Un ambito a cui dedicherò il massimo impegno per proseguire il percorso di valorizzazione delle risorse umane della Pubblica Amministrazione". La priorità del candidato rimane "offrire un contributo civico alla buona amministrazione, indubbiamente superiore rispetto a quanto potrei garantire ove assumessi il ruolo politico di consigliere di opposizione". L'avvocato riprenderà da dove aveva lasciato prima della campagna elettorale. Nell'assemblea capitolina, che si riunirà la prima volta il 4 novembre, il suo seggio sarà occupato dal consigliere di Fratelli d'Italia, Federico Rocca.

Michetti, oltre che occuparsi di consulenze legali, è professore di Diritto pubblico all'università di Cassino e direttore della Gazzetta amministrativa. A renderlo celebre negli ultimi tempi, però, sono stati i suoi interventi radiofonici a Radio Radio, che gli hanno fatto guadagnare il soprannome di "tribuno". Soprannome che non gli è certo sgradito, dato che in campagna elettorale ha più volte richiamato - attirando per questo le critiche degli avversari - lo splendore dell'antica Roma per prospettare il futuro della Capitale.

Ora, perduta la partita del Campidoglio e annunciate le dimissioni, l'amore per la sua città certo non svanisce né si affievolisce: "Nel ringraziare infinitamente tutti coloro che mi hanno sostenuto resterò, con pieno senso di responsabilità, sempre e comunque a disposizione di Roma Capitale per quelle che sono le mie specifiche competenze e senza che ciò comporti alcuna spesa a carico delle casse comunali".

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